PHOTO
Si è concluso a San Paolo, lo scorso 22 ottobre, il 14mo Congresso della Cut, la confederazione sindacale brasiliana. Un appuntamento (slogan: “Lotta, diritti e democrazia che trasformano le vite”), che si è svolto in un contesto politico finalmente di speranza dopo gli anni bui di Bolsonaro, grazie al ritorno di una democrazia non solo formale, ora che sta per compiersi il primo anno di vita del governo guidato da Luiz Inácio Lula da Silva.
Il Brasile democratico è tornato
Con questo congresso la Cut ha celebrato assieme a 2.000 delegati anche i suoi 40 anni. È infatti la prima confederazione nata nell’ambito della riorganizzazione sindacale che, ancora sotto la dittatura, seguì alla prima Conferenza nazionale della classe operaia (Conclat) tenutasi nel 1981 a Praia Grande (San Paolo).
Dopo gli ultimi 7 anni in cui, a partire da un golpe parlamentare che destituì la presidente Dilma, si sono succeduti attacchi giudiziari, mediatici e legislativi ai diritti del popolo brasiliano e di uno dei suoi leader più carismatici, ora o “Brasil voltou”, il Brasile democratico è ritornato sulla scena mondiale e soprattutto è tornato un Brasile attento alle istanze sociali della popolazione.
I primi risultati di Lula
Sono stati anni di politiche che hanno fatto recedere tutti gli indicatori socio-economici e di sostenibilità ambientale, anni che hanno fatto “terra bruciata” dei diritti, compresi quelli del lavoro. Ora Lula sta tracciando nuovi percorsi in moltissime direzioni, con una visione di medio e lungo periodo, rendendo il contesto politico più favorevole alla negoziazione e al dialogo. Sono già stati creati 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro, sono in corso trattative per arrivare ai contratti nazionali per i lavoratori della gig economy, e il governo brasiliano sta lavorando per ratificare varie convenzioni Oil, tra cui il protocollo 29 (il lavoro forzato, in Brasile, è una piaga che ancora non si riesce a estirpare).
Orientare l’agenda globale
Sembra insomma che Lula abbia identificato moltissimi temi sui quali riaprire e tentare di ri-orientare l’agenda globale (G20, L20, COP 30). Primo fra tutti il lavoro dignitoso: il Brasile ha infatti firmato intese con vari Paesi, tra cui gli Stati Uniti. Come ha testimoniato il ministro del Lavoro, Luiz Marinho, durante il Congresso, il Paese è impegnato a stimolare il mondo affinché si affermi il diritto alla libera associazione, a una transizione giusta centrata sui lavoratori, perché si lotti contro ogni tipo di discriminazione nei luoghi di lavoro (è in cantiere un progetto di legge per la parità salariale tra uomini e donne).
Il ruolo della Cut
Il Congresso ha messo al centro il ruolo della Cut nella ricostruzione del Brasile, della democrazia, dei diritti e della sovranità e di uno sviluppo economico sostenibile e nella lotta alle disuguaglianze. Tutto ciò in consonanza con le proposte del governo Lula per il rilancio del Paese, delle sue politiche e istituzioni; rilancio al quale non potrà venire meno il sostegno del movimento sindacale.
Anche la Cut si proietta a livello internazionale quale attore del nuovo multipolarismo: al Congresso hanno partecipato infatti 157 rappresentanti di sindacati provenienti da 40 Paesi, e la questione israelo-palestinese e le elezioni argentine in corso hanno avuto momenti di forte attenzione.
Un seminario sulla lotta all’estrema destra
L’inaugurazione dei lavori è stata preceduta dal seminario internazionale su “Democrazia, lavoro e lotta all'estrema destra” a cui ha partecipato Salvatore Marra (coordinatore dell'Area politiche europee e internazionali della Cgil). Il seminario ha approfondito quanto, nonostante la vittoria di Lula, l'estrema destra rappresenti ancora un pericolo per i diritti del popolo brasiliano e non solo.
Tuttora, infatti, il Parlamento brasiliano è costituito in larga parte da partiti di destra ed estrema destra. Compagini che, muovendosi nell’orizzonte del cosiddetto “realismo capitalista”, propugnano un distorto senso comune che manipola il messaggio biblico a favore di una visione del mondo conservatrice, razzista, misogina e omofoba, che fa della violenza un’arma politica e che presenta come unico modello economico il capitalismo di rapina delle risorse naturali e dei diritti umani.
Affrontare la sfida di arginare le destre è fondamentale per la salvaguardia della democrazia e per costruire un modello di sviluppo sostenibile inclusivo ed equo, tutelando i diritti del lavoro quali diritti umani in Brasile e nel mondo. Lo scambio tra i vari sindacati ha reso evidente come vi sia a livello mondiale la necessità di costruire strategie di accesso critico ai media, di sostegno esplicito ai diritti umani, di cui i diritti del lavoro fanno parte integrante (è stato sottolineato più volte dagli interlocutori Csi e Csa), di azioni concrete che possano contrastare la distopia dell’estrema destra.
Un futuro di speranza
Il 14mo Congresso Cut ha celebrato i successi del sindacato negli ultimi 40 anni di attività e guarda al futuro con speranza e determinazione. Sappiamo tutti che, in questo momento storico di ricostruzione, in cui passato e presente si incontrano, il ruolo della Cut sarà fondamentale per garantire i diritti e per promuovere la giustizia sociale in Brasile. La Cut ha dimostrato in passato la sua capacità di mobilitare e unire la classe operaia, e ora è il momento di continuare su questa strada e lottare per un Brasile più giusto ed equo.
Al Congresso sono stati invitati anche Inca Brasile e Nexus solidarietà internazionale. Inca sta infatti riorganizzando e rafforzando le proprie attività di assistenza nell’ambito di una preziosa collaborazione con la Cut. Nexus è stata invitata per esplorare nuove piste di cooperazione internazionale, sui temi dell’Agenda del lavoro e della sostenibilità.
Sabina Breveglieri, Nexus solidarietà internazionale
Valeria De Amorim Pio, presidente Inca Brasile
Salvatore Marra, coordinatore Area delle politiche europee e internazionali Cgil