“Sono innumerevoli i tentativi dei diversi governi che si sono succeduti di impedire alla Mare Jonio di soccorrere i naufraghi in mare. Ma sono destinati alla sconfitta, perché è dalla notte dei tempi che salvare vite umane in mare non è soltanto un obbligo di legge ma anche e soprattutto un dovere etico”. Lo dice Beppe Caccia, capo missione della nave Mare Jonio, la nave da soccorso di Mediterranea saving humans.

“Noi continueremo a salpare, continueremo ad andare in mare con la nave di Mediterranea. Si mettano l'anima in pace. Più di 16.000 persone sono state catturate in mare e riportate nei campi di concentramento della Libia dalla cosiddetta 'Guardia costiera libica circa - continua -. 30.000 persone sono state intercettate e di nuovo deportate in Tunisia dal regime autoritario di Kaïs Saïed. È una situazione in cui è indispensabile intervenire ed essere presenti ogni giorno. Si parla meno delle tragedie che purtroppo avvengono con frequenza quasi quotidiana nel mar Mediterraneo, anche perché lo stato di guerra permanentemente diffuso che si vive a livello planetario genera continuamente altri orrori”.

“In questi anni - conclude Caccia - nel Mediterraneo è in corso un'altra forma di guerra. Una guerra contro l'umanità condotta dai governi europei nei confronti di donne, uomini e bambini innocenti che hanno come unica colpa quella di affermare il proprio diritto a muoversi. E chi soccorre diventa un criminale da perseguire. In realtà, criminale è negare l'assistenza a persone in pericolo, criminale e chiudere i porti, criminale è sequestrare persone in mare e non consentire loro di sbarcare”.