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La mancanza d'immigrati in Italia è un costo e non un beneficio. 15 miliardi di dollari all’anno (quasi 14 miliardi di euro), per l’esattezza, stando alla ricerca condotta dal Bcg, Boston Consulting Group, in collaborazione con l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite, dal titolo “Migration Matters: A Human Cause with a $20 Trillion Business Case”.
La carenza di manodopera, precisano gli studiosi, è un fenomeno cronico il cui prezzo, considerate le dinamiche del mercato del lavoro, sta diventando esorbitante e non soltanto nel nostro Paese. A livello globale il massimo storico è stato toccato a metà del 2022: Stati Uniti, Cina, Germania, Regno Unito e Canada tra i Paesi più colpiti, con un costo di oltre 1.300 miliardi di dollari per ognuno.
Personale difficile da reperire
Il dato da noi è confermato dalle ultime rilevazioni di Unioncamere e Anpal, ricavate dal sistema informativo Excelsior: le previsioni dicono che a gennaio le imprese cercheranno 504 mila lavoratori (46 mila assunzioni in più rispetto a gennaio 2022) ma anche che salirà la difficoltà di reperimento del personale, passando da 38,6 per cento all’attuale 45,6 per cento, e raggiungendo il 48,3 per cento per le figure dirigenziali e il 62 per cento per gli operai specializzati.
Esaminando le 30 maggiori economie mondiali il rapporto del Bcg ha conteggiato 30 milioni di posti di lavoro scoperti e per risolvere il problema ha indicato la strada dei salari più alti, dell’automazione, dell’istruzione e riqualificazione, ma anche della migrazione.
"Un cambio di paradigma negli atteggiamenti nei confronti della migrazione è essenziale per le aziende che vogliono ottenere un vantaggio competitivo - ha spiegato Johann Harnoss, partner e direttore associato per l'innovazione di Bcg -. Quello che è un costo-opportunità di oltre 1 miliardo di dollari oggi potrebbe trasformarsi in una chance da 20 miliardi entro il 2050. C'è una questione legata al business, certamente, ma consentire la migrazione sicura e legale delle persone è anche una questione di giustizia globale".
Fotografia della migrazione
Nel mondo sono più di 280 milioni le persone che attualmente vivono in Paesi diversi da quello in cui sono nate, pari al 3,6 per cento della popolazione del Pianeta. Negli ultimi cinquant'anni gli Stati Uniti sono stati la destinazione principale dei migranti (nel 2020 ne ha ospitati più di 50 milioni), seguiti da Germania (16 milioni) e Arabia Saudita (13 milioni). Sempre nel 2020 circa 169 milioni di migranti erano lavoratori, di questi 70 milioni erano donne.
6,4 milioni d'immigrati non bastano
In Italia, secondo lo studio del Bcg, sono presenti circa 6,4 milioni d'immigrati, il 10 per cento della popolazione totale. E se oggi più della metà degli abitanti è in età lavorativa (15-64 anni), entro il 2050 i numeri potrebbero ridursi drammaticamente, a causa del progressivo disastro demografico già in atto. A fine 2023 si stima un calo della popolazione in età lavorativa di circa il 7 per cento, al 2050 la riduzione potrebbe arrivare a meno 28 per cento. Da qui la convinzione per la quale accogliere talenti da tutto il mondo potrebbe comportare un aumento della redditività aziendale di circa il 15 per cento e accrescere la probabilità di fare innovazione.
“Nonostante l'innegabile contributo dei migranti alle economie globali, c'è ancora molto da fare per sostenere i loro diritti e sfruttare appieno il loro potenziale - dichiara Ugochi Daniels, vicedirettore generale dell'Oim -. Investire in una migrazione sicura, ordinata e dignitosa non è solo la cosa giusta da fare, ma anche la più intelligente".
Cercando soluzioni
Bcg e Organizzazione internazionale per le migrazioni propongono quindi alle imprese tre soluzioni La prima consiste nello sviluppare una strategia globale per i talenti: adottare nuove norme linguistiche, globalizzare le assunzioni, utilizzare nuove piattaforme di reclutamento. Poi si suggerisce d'innovare, sfruttando la varietà cognitiva di team diversificati creando reti di migrazione, istituendo programmi di stage e difendendo le differenze.
Infine, si propone d'implementare la difesa dei diritti umani globali: abbracciare e proteggere i diritti dei migranti prima, durante e dopo la migrazione, assicurandosi che le pratiche commerciali siano allineate con gli standard internazionali del lavoro. L'impegno delle imprese rafforza le strutture di governance che proteggono e salvaguardano i diritti dei migranti ed è fondamentale per sviluppare percorsi migratori più sostenibili e legali.