La nave Libra della Marina Militare italiana è partita verso l’Albania per trasferire il primo gruppo di migranti nei centri allestiti oltre Adriatico, dove saranno sottoposti a procedure di frontiera accelerate. A bordo è già stato effettuato un primo controllo per verificare che i migranti rispettino i criteri stabiliti: provenienza da Paesi considerati sicuri, maschi, e non appartenenti a categorie vulnerabili. L'iniziativa è gestita dal Ministero dell'Interno. La scorsa settimana sono stati attivati i centri di Schengjin e Gjiader, dove verranno accolti i migranti trasferiti.

Tra l'altro sono solo 16, a quanto si apprende, i migranti a bordo: 10 bengalesi e 6 egiziani che si trovavano a bordo di alcuni barchini che sono stati intercettati la notte scorsa in acque internazionali da motovedette delle autorità italiane. La nave dovrebbe arrivare nella mattinata di mercoledì 16 ottobre. Gjader, un'ex base aerea militare albanese in disuso da anni e recentemente ristrutturata, ospiterà circa 400 persone nella fase iniziale. Tuttavia, le polemiche intorno a questi centri non si placano, alimentate anche da un'inchiesta del quotidiano Domani, che ha sollevato dubbi sulla trasparenza degli appalti.

Maria Grazia Gabrielli (foto Simona Caleo)

"L'attivazione di questi centri non modifica il giudizio negativo che avevamo già espresso sull'accordo tra Italia e Albania, anzi, lo peggiora, portando a galla criticità concrete.", commenta Maria Grazia Gabrielli, segretaria confederale della Cgil.

“Non è possibile parlare di una soluzione innovativa con l'apertura di questi centri di detenzione in e l'arrivo dei primi migranti attraverso quelli che sono stati definiti 'sbarchi selettivi' – continua Gabielli -. Si tratta piuttosto di una strategia di esternalizzazione delle frontiere, giustificata da una lista di Paesi sicuri, che in realtà tali non sono. Decisioni che riteniamo pericolose e sbagliate”.

In questo contesto, per la Cgil “è rilevante la recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sulla definizione effettiva di Paese sicuro”. Oltre al “costo economico notevole per la costruzione e gestione di questi centri”, c'è è un costo ben più grave: “la violazione dei diritti fondamentali delle persone migranti che cercano asilo”.