Poco prima delle elezioni europee Giorgia Meloni è arrivata in Albania per visitare con il primo ministro albanese Edi Rama l'hotspot del porto di Shengjin, a circa 70 chilometri da Tirana.
La struttura è stata completata in fretta e furia, mentre l’altro centro, a Gjader, è ancora un cantiere aperto. A fare notizia in Italia, però, è stato soprattutto il battibecco della Meloni con il segretario di +Europa Riccardo Magi, che è stato strattonato dalla sicurezza albanese fuori dal centro.
L'apertura dei due hotspot è frutto del discusso protocollo fra Italia e Albania sulla gestione dei migranti siglato lo scorso novembre. Un accordo che secondo varie fonti arriverà a costare circa un miliardo di euro, soldi in grado di alimentare la già fitta rete di scambi commerciali tra una sponda e l'altra dell'Adriatico, e che faranno molto comodo al presidente Edi Rama.
Già alla firma del protocollo, i sindacati albanesi Kssh e Bspsh avevano espresso insieme alla Cgil “profonda preoccupazione” sulla “tutela e garanzia dei diritti umani e del rispetto delle norme e delle convenzioni internazionali”.
Oggi, quelle preoccupazioni restano intatte. Ce lo confermano Anisa Subasci, vice segretaria del Kssh, e Ariola Alika del Bspsh. Salvatore Marra, coordinatore delle politiche europee e internazionali della Cgil, denuncia infine l'ennesima versione securitaria, e l'esternalizzazione selvaggia della gestione dei migranti.