“Patto per il futuro” è il nome di un documento votato al summit che ha anticipato il dibattito generale dell’Assemblea delle Nazioni unite che si è aperta al Palazzo di vetro di New York e che proseguirà per un’intera settimana. Quarantadue pagine per chiedere ai capi di Stato e di governo dei 193 Paesi membri dell’Onu di “allontanare il multilateralismo dal baratro”, come ha dichiarato il segretario generale Antonio Guterres, allo scopo di migliorare, rendere più sicura, pacifica e sostenibile la vita degli oltre otto miliardi di abitanti del pianeta.

Ci sono voluti i mesi di una gestazione perché Germania e Namibia conducessero la negoziazione giungendo a un testo che contiene le sfide del futuro: dai cambiamenti climatici all’intelligenza artificiale, dai conflitti armati alla povertà crescente e alle disuguaglianze. Quindi il voto all’unanimità. Un voto che, volendo pensare male, non è costato molto ai Paesi che hanno dato il loro sì, visto che si tratta di una dichiarazione non vincolante. 

Tanto è vero che la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, nel suo intervento, si è subito premurata di bocciare la proposta di riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, impegno contenuto nel documento, sostenendo che creerebbe “Paesi di serie A e B”. Quella della riforma è un’annosa questione che negli ultimi decenni ha già visto fallire alcuni tentativi. Lo scopo dichiarato nel documento è rendere le Nazioni unite un organo più in linea con il XXI secolo e “affrontare la storica ingiustizia fatta nei confronti dell’Africa”, ancora priva di un seggio permanente.

A onor del vero bisogna aggiungere che, nelle operazioni di voto al Patto per il futuro, è stata bocciata la proposta di emendamento di alcuni Paesi, come Russia, Iran, Corea del Nord e Siria, che chiedeva il non-intervento in qualsiasi questione di sovranità nazionale e il primato del metodo intergovernativo, marginalizzando il ruolo della società civile. In tema di multilateralismo, comunque, Meloni ha voluto anche in questo caso implicitamente obiettare, ribadendo con forza che “non dobbiamo vergognarci di parole come nazione e patria” come valori dell’Occidente.

Nel merito del documento votato, gli Stati si impegnano, senza vincoli, per 56 azioni. Oltre ai temi già citati ci sono pace e sicurezza, sviluppo, cooperazione digitale, cybersicurezza, diritti umani, empowerment femminile e giovani. Secondo Guterres, il Patto rappresenta “la prima espressione di sostegno multilaterale al disarmo nucleare da oltre un decennio”. Annessi al Patto anche altri due documenti, il Global digital compact e la Dichiarazione per le generazioni future. 

Oggi si entra nel vivo della 79esima Assemblea, che nell’agenda vede prioritari i conflitti in corso, primo fra tutti la crisi medio-orientale, seguita all’avvicinarsi del terzo anno di guerra in Ucraina e alla guerra in Sudan.