Il pasticciaccio dei migranti con l’Italia e i colloqui per entrare nell’Unione europea hanno riportato l’Albania sulle mappe. Ma il Paese vive ancora di grandi contraddizioni. Da una parte Tirana soffre per una corruzione imperante, una povertà diffusa e la piaga dell’emigrazione che ancora sanguina. Dall’altra si assiste all’affermarsi di una modernità appariscente e al crescere di una ricchezza che però allarga ancora di più la forbice tra chi ha molto e chi non ha nulla.
Tra attivisti e intellettuali c’è chi dice che il protocollo con l’‘Italia “incide più nel rapporto tra il Belpaese con l’Ue che con il processo di integrazione albanese”, e chi invece indica nella scelta del presidente Edi Rama un tentativo di “affermarsi come il leader dei Balcani, lavando i panni sporchi degli altri sul nostro territorio”.
L’Unione europea, però, è un sogno diffuso, ma che in pochi vedono vicino.