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Durante i 30 anni di applicazione della Legge 185/90 Legge 185/90 che regola l'export militare sono state autorizzate esportazioni dall'Italia di materiali d'armamento per un controvalore di 97,75 miliardi di euro a valori correnti (che diventano 109,67 miliardi di euro con il ricalcolo a valori costanti 2019). È ciò che emerge dai dati diffusi da Rete italiana per il disarmo e Rete della Pace. "La situazione di distanza tra lettera della Legge (con il suo divieto ad esportare armi verso Paesi in stato di conflitto armato, sotto embargo internazionale, con politiche in contrasto con l'articolo 11 della nostra Costituzione, con gravi violazioni dei diritti umani e comunque sempre seguendo la direzione della nostra politica estera) e l'applicazione soprattutto recente è ben delineata dai dati", osservano le associazioni.
Il trend evidenzia una forte risalita nell'ultimo decennio che fa seguito ad un primo rialzo avvenuto tra il 2006 e il 2010 poi attenuato dalla crisi finanziaria globale: "dopo un paio di decenni di applicazione abbastanza rigorosa - spiega Rete disarmo e Rete Pace - i governi hanno iniziato ad avere come obiettivo il sostegno all'export militare e non il suo controllo. Nel solo lustro 2015-19 le autorizzazioni (a valori correnti) sono state di poco superiori a quelle totali dei quindici anni precedenti (44 miliardi contro 43,5 e situazione di sostanziale pareggio anche considerando valori costanti al 2019)".
Gli ultimi cinque anni hanno poi accentuato la tendenza ad esportare al di fuori delle principali alleanze politico-militari dell'Italia (cioè verso Paesi non appartenenti all'Ue o alla Nato): ben il 56% cioè 24,8 miliardi contro 19,2 miliardi. "Possiamo quindi affermare - rilevano le ong - che in tutto il corso di applicazione della Legge più della metà dell'export sia stato autorizzato al di fuori della naturale area di azione internazionale dell'Italia: un dato preoccupante se si considera che - secondo il testo della norma - le esportazioni di armamenti devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia". I primi 10 Paesi di destinazione delle armi italiane sono stati: Regno Unito (10%), Kuwait (8,4%), Qatar (7,1%), Germania e Stati Uniti (6,3%), Arabia Saudita (4,9%), Francia (4,3%) ed Emirati Arabi Uniti (4%), Spagna e Turchia (3,7%).