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“Se state leggendo questo messaggio - scriveva Lorenzo Orsetti poco prima di morire - è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, uguaglianza e libertà”. “Sono tempi difficili - proseguiva la lettera - lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza: mai! Neppure per un attimo. Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza e di infonderla nei vostri compagni. E proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che ‘ogni tempesta inizia con una singola goccia’. Cercate di essere voi quella goccia”.
“Mi sono avvicinato alla causa curda - raccontava in un’intervista nel marzo del 2018 - perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta, più equa. L'emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi. Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza. Siamo qua e qua resteremo fino all’ultimo. Un po’ perché non c’è nient’altro da fare, un po’ perché è la cosa giusta da fare. Combattiamo”.
Nel luglio del 2019 Orso riceverà il Gonfalone d’argento, la più alta onorificenza conferibile, dalla regione Toscana.
“Lorenzo Orsetti - diceva nell’occasione il consigliere proponente Tommaso Fattori - è stato un vero e proprio partigiano del nostro tempo, nei fatti e non a parole. In un’epoca di chiusure egoistiche e di nuovi muri, ha deciso di dare la propria vita per gli altri”. A lui Zerocalcare dedicherà una graphic novel di 32 pagine, intitolata Macelli, pubblicata il 19 luglio 2019 sul numero 1316 della rivista Internazionale.
A salutarlo, il giorno dei funerali, centinaia di perone.
“Eravamo sicuri che tanta gente sarebbe venuta a salutarlo perché Lorenzo ha toccato i nostri cuori con la sua scelta - affermava quel giorno un commosso papà Alessandro - Tante persone sentono che la lotta di Lorenzo è la loro lotta. Oggi siamo qui per accompagnarlo nell’ultimo viaggio ma siamo convinti che tanta gente continuerà il suo cammino. Questo è solo l’inizio perché chi vive e muore così, semina qualcosa”.