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Che arrivasse la bocciatura Ue per i conti italiani “lo sapevamo”, come “già si sapeva che l’Italia non avrebbe mantenuto l'impianto della legge di stabilità. Nessuno ne parla, ma in quel bilancio c'erano 18 miliardi di vendite e privatizzazioni per fare cassa”. Operazioni che non sono state fatte e “oggi quei 18 miliardi ce li ritroviamo a buco già nel 2019, è una posta che incide già sul pareggio dei conti del 2020. Adesso il terreno è questo: o facciamo a botte o iniziamo ad avere un'idea diversa in relazione con l'Europa”. Lo ha spiegato Vincenzo Colla, vicesegretario generale della Cgil intervenendo a Italia Parla su RadioArticolo1. “L'Italia – ricorda Colla – fa parte del ‘Cda’ dell'Europa. Siamo i costituenti dell'Europa. Pensare che l'Italia non sia in grado di cooperare e discutere con l'Europa è un suicidio, anche perché il nostro sistema economico ha bisogno dell'Europa. Noi siamo un paese trasformatore che ha bisogno dell'export, altrimenti non reggiamo. Detto questo, abbiamo un tema. La prossima Commissione ha una responsabilità: cambiare l'Europa dal punto di vista delle aspettative, della mission e dell'identità”.
Non è che non abbia funzionato nulla. “La parte Maastricht sui vincoli economici ha funzionato – precisa Colla -, però non ha funzionato Lisbona, ossia l'impianto di welfare sociale. Ma soprattutto oggi c'è un vuoto evidente che riguarda l’assetto costituzionale nato con il Trattato di Nizza, poi bocciato con referendum dai francesi e dagli olandesi. Se non ricostruiamo questa filiera di progetto dell'Europa, è evidente che andremo in difficoltà”.
Nel documento sull'Europa siglato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil si insiste molto sulla necessità di adottare un piano massiccio di investimenti in infrastrutture transeuropee. Per Colla si tratta di “un documento importante che dà una traiettoria netta”, col quale le parti sociali propongono di “ricostruire una Europa che incida sulle grandi traiettorie di investimenti che permettono di essere competitivi nel mondo, perché altrimenti noi rischiamo di essere tritati da due grandi soggetti, l'America e la Cina, che in forma bilaterale hanno un obiettivo: indebolire l'Europa”. Occorre quindi fare “investimenti strategici sulle filiere, ad esempio la logistica, la fibra ottica e l’energia”. Per quanto riguarda le risorse finanziarie, “se non si riescono a fare gli Eurobond, dobbiamo almeno decidere che i grandi investimenti infrastrutturali europei vadano fatti fuori dal Patto di stabilità”, aggiunge il vicesegretario Cgil.
Quanto al profilo italiano, “è ovvio che noi chiediamo un cambiamento delle politiche economiche di questo governo – prosegue Colla –. Questo governo ha fatto un condono insieme a una grande operazione di spostamento fiscale a favore delle persone ricche. E vuole continuare. La diminuzione delle tasse è un tratto che accomuna i sovranisti nel mondo. Ma chi paga? Noi abbiamo 2.300 miliardi debito, una concentrazione di ricchezza sulla rendita di circa 5.000 miliardi, e 200 miliardi di evasione. Se non siamo in grado di incidere su questo trittico, la flat tax chi la paga?”, si chiede il dirigente sindacale.
Infine un passaggio sul quadro politico europeo e nazionale: “E’ evidente – dice Colla – che per noi è molto importante che si ricostruisca un perimetro progressista in questo Paese e anche in Europa. Devo dire che in Europa i sovranisti non è che abbiano fatto l'exploit. Anzi vedo un isolamento dell’Italia rispetto all'Europa”. Ora però “abbiamo un problema anche noi: il perimetro progressista lo dobbiamo alimentare in rapporto diretto con i lavoratori, nei luoghi di lavoro e nel territorio, e con i pensionati”. Il distacco della cultura politica del campo progressista dai lavoratori che votano Lega “è una questione che impegna anche le organizzazioni sindacali”, conclude Colla.