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A un mese dall'inizio del conflitto, le Nazioni Unite forniscono un report dettagliato della crisi umanitaria in corso a Gaza. L'Onu, che ha visto morire nella Striscia 89 suoi dipendenti, snocciola una serie di numeri che fanno tremare i polsi. Intanto i bombardamenti e gli attacchi da terra continuano.
Profughi, morti,feriti
A Gaza dal 7 ottobre al 6 novembre un milione e mezzo di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Si tratta del 62% dell'intera popolazione della SStriscia. Sono morte 10.022 persone. 2.550 erano donne, 4.104 bambini. Donne e minori rappresentano quindi il 67% delle vittime complessive. Altre 2.350 persone, tra cui 1.300 bambini, sono attualmente scomparse e potrebbero essere ancora intrappolate sotto le macerie. I feriti segnalati sono 25.408. Nei bombardamenti hanno perso la vita almeno 192 operatori sanitari, 89 dipendenti dell'Unwra, 18 lavoratori della protezione civile in servizio e 47 giornalisti.
Danni materiali
Sono più di 40,000 le unità abitative distrutte, quelle danneggiate sono invece oltre 222.000, il 45% dei palazzi di Gaza è in macerie. Le scuole o università inagibili sono invece 267, oltre il 51% del totale. E oggi 625.000 studenti sono senza alcuna possibilità di accesso alla formazione scolastica. Sono state poi attaccate 113 strutture sanitarie. Secondo quanto riferito, 16 ospedali e 32 altri centri sanitari sono oggi inutilizzabili. Sono state colpite anche 32 ambulanze.
Sanità allo stremo
Questo determina che oltre un terzo degli ospedali della Striscia di Gaza e quasi due terzi dell’assistenza sanitaria di base sono oggi inaccessibili. Ad alto rischio quindi restano almeno 1.000 persone che soffrono di insufficienza renale, più di 2.000 malati di cancro e 130 neonati nelle incubatrici. Si registrano poi carenze critiche di farmaci, emoderivati e forniture. Il carburante negli ospedali resta severamente razionato. Mentre tutti i 13 ospedali ancora operativi a Gaza City e nel nord hanno ricevuto almeno un ordine di evacuazione.
Sicurezza alimentare
Le scorte alimentari stanno finendo. C'è farina di frumento per altri 23 giorni, olio vegetale e legumi per 3, lo zucchero finirà tra 8 giorni, il riso domani. L’unico mulino operativo non può trasformare il grano a causa delle interruzioni di corrente elettrica, mentre il tempo medio di attesa per ricevere la metà della normale porzione di pane è di 4-6 ore. Il consumo di acqua, già bassissimo prima del 7 ottobre, è inferiore del 92% rispetto al mese scorso. La maggior parte dei 65 pompaggi delle fognature, inoltre, non è operativo, e c'è una perdita del 50% nella conduttura idrica principale tra Rafah e Khan Younis. Intanto 2 delle 3 condutture dell'acqua provenienti da Israele non funzionano da tempo.