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È iniziato in Francia il processo alla filiale francese di Ikea, accusata di aver messo in piedi un sistema di sorveglianza illegale dei suoi dipendenti, compresi i sindacalisti. La filiale del gigante svedese dell'arredamento - perseguita come persona giuridica e rappresentata legalmente dal suo amministratore delegato e direttore finanziario Karine Havas - rischia una multa fino a 3,75 milioni.
Il processo coinvolge quindici persone, fra le quali direttori di negozio, agenti di polizia ed ex dirigenti, come l'ex Ceo Stefan Vanoverbeke (2010-2015) e il suo predecessore Jean-Louis Baillot. Il caso, rivelato nel 2012 dal settimanale satirico Le Canard Enchainé e dal sito di notizie Mediapart, è stato denunciato da un sindacato e ha portato al licenziamento di quattro dirigenti della società.
L'inchiesta ha portato alla luce, secondo la procura di Versailles, l'esistenza di un sistema di spionaggio sui dipendenti ma anche sui candidati al lavoro che si estendeva in tutto il Paese. Secondo l'accusa, sono state raccolte informazioni su diverse centinaia di persone, compresi i sindacalisti: la loro fedina penale e il loro stile di vita sono stati analizzati scrupolosamente.
"Questo è un processo che dovrebbe essere esemplare", ha detto Adel Amara, ex delegato sindacale delle FO in un negozio Ikea a Franconville (Val-d'Oise), prima dell'udienza. "Siamo qui oggi per dimostrare che c'è questo tipo di manovre nelle aziende che fanno la polizia dei sindacati e soprattutto dei dipendenti", ha detto Amar Lagha, segretario generale del sindacato Cgt del settore del commercio e dei servizi. Ma, secondo alcuni avvocati della difesa, l'indagine ha molte carenze. Olivier Baratelli, avvocato dell'ex direttore delle risorse umane Claire Hery, ha detto che chiederà l'annullamento del processo, parlando di una "favola fabbricata dai sindacati". Il processo durerà fino al 2 aprile.