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Una rete che connette lavoratrici e lavoratori impegnati nei servizi per l'immigrazione. Nello specifico tutti coloro che coprono lo spettro che va dal soccorso all'integrazione passando per l'accoglienza. Promossa dalla Funzione pubblica Cgil, dal sindacato spagnolo Federación de Servicios a la Ciudadanía de Comisiones Obreras (Fsc Ccoo) e da quello europeo European Federation of Public Service Unions (Epsu). Una rete che nasce, formalmente, tra le iniziative di Melilla e Palermo e che con #EuCare, l'appuntamento di Bruxelles del 18 marzo, è stata ‘presentata’ alla politica. Con una precisa richiesta di sostenerla, passando dai princìpi ad elementi concreti, e di metterla al centro della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo.
Nella sede del Parlamento Ue – alla presenza di parlamentari come Sergio Cofferati, Elly Schlein, Elena Gentile e Cecile Kyenge – lavoratrici e lavoratori di Spagna e Italia hanno raccontato le loro esperienze, lungo la filiera dell'immigrazione. Ad aprile i lavori, e a riconoscere il lavoro (e il valore del lavoro) fatto, il parlamentare europeo, Sergio Cofferati: “Eu Care è una bella scelta, una bella intuizione. Investire nell'accoglienza vuol dire produrre un confronto tra le organizzazioni sociali e la politica per determinare rispetto nei confronti dei migranti e per chi lavora nel settore. E questa rete europea è un passo fondamentale”.
E dopo le parole di Cofferati, l'alternarsi delle lavoratrici e dei lavoratori. Per l'Italia Bashar Ibrahim, mediatore culturale in una cooperativa che si occupa di migranti a Comacchio in provincia di Ferrara; Brunella Maglione, lavoratrice della Prefettura di Pisa, impegnata nel settore immigrazione; e Deborah Rota, assistente sociale del comune di Cassano d'Adda in provincia di Milano. Interventi complementari, che hanno fatto sintesi del sistema. Come quello di Bashar Ibrahim che, lavoratore in una cooperativa sociale, ha acceso un faro sulla condizione di questi lavoratori i quali “benché molto qualificati, sono spesso assunti con contratti precari, sottopagati, eppure l'impegno è massimo nell'obiettivo accoglienza e integrazione dei migranti. Sono lavoratori versatili, sono dei professionisti e offrono grande qualità, al cospetto di scarse risorse. Ma questa motivazione, seppur forte, rischia di venire meno se non ci si occuperà delle loro condizioni di lavoro”.
Così come Brunella Maglione, dal suo osservatorio, quello della Prefettura, ha rilevato come “la nuova normativa, punto di rottura con un passato già non perfetto, rinuncia a governare il fenomeno migratorio in modo costruttivo, trasformandolo in una questione di sicurezza. Immigrazione e sicurezza vengono disciplinate nella stessa norma. Abolisce il permesso umanitario, modifica i requisiti per l'accesso allo Sprar e l'accesso ad alcuni diritti quali l'iscrizione anagrafica. Prevede procedure accelerate che si differenziano da quelle ordinarie non solo per i tempi, ma soprattutto per le garanzie, prevede di stilare un elenco di Paesi sicuri”. Una deriva che non interessa solo il nostro paese, ma che richiede un intervento europeo: “Dobbiamo restare umani. E visto il contesto dove ci troviamo, qui a Bruxelles, in questo momento di recrudescenza xenofoba, la politica europea ha il dovere di esprimersi”.
Dal canto suo Deborah Rota, impegnata nei servizi sociali, ha puntato il dito contro la semplificazione, del linguaggio e del pensiero, chiamando in causa, anche lei, la politica: “Richiediamo insomma, al prossimo Parlamento europeo, la previsione di una politica della migrazione che non sia l'insieme di interventi affastellati, in gran parte emergenziali, ma che parta da modalità anticipatorie, da un'analisi della complessità e possa fornire una pianificazione e una programmazione in grado di utilizzare al meglio le risorse. Come afferma la dichiarazione di Palermo ‘Sappiamo che l'Unione europea è basata su valori solidi per cui è necessario mobilitare i cittadini e le migliori forze della cultura e della militanza. Sappiamo bene dove questa strada può portare e non possiamo restare a guardare’”.
A tirare le fila di queste esperienze le parole di Nicoletta Grieco, responsabile dipartimento Internazionale della Fp Cgil: “Ascoltare e sostenere la rete delle lavoratrici e dei lavoratori che offrono servizi ai migranti coincide con l'impegno ad affermare un'Europa solidale, perché senza servizi, senza risorse né coordinamento non c'è integrazione né accoglienza”, ha affermato Grieco, spiegando che: “Le ragioni del lavoro coincidono con l'affermazione della solidarietà, dell'antirazzismo e della lotta alla xenofobia che dobbiamo affermare con forza in questo delicato momento storico. Le ragioni del lavoro sono talmente forti che possono spiegare a quei cittadini che sono stati colpiti gravemente dalla crisi che sono le cattive politiche economiche e non lo straniero a peggiorare le loro condizioni di vita, e così sottrarli alle sirene populiste e sovraniste”. Ma se i sindacati, i lavoratori, si ‘mettono in rete’, ora è la politica a dover assumere un impegno: “Oggi siamo qui, insieme, a chiedervi di portare avanti queste ragioni del lavoro per l'Europa che verrà, e che vorremmo fosse solidale, aperta. Un'Europa fatta di persone che lavorano ed esercitano diritti e doveri a prescindere dal loro paese di origine. L'Europa dei padri fondatori”.