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Le notizie e le immagini che ci arrivano da Gaza sono devastanti. Bambini che muoiono di fame. Donne partorienti senza assistenza. File di autocarri carichi di cibo e materiali sanitari bloccati in Egitto e nei valichi d’accesso alla Striscia di Gaza. Un disastro umanitario che si sta svolgendo sotto gli occhi di una comunità internazionale impotente, incapace di dare risposte ai familiari degli ostaggi catturati il 7 ottobre e di una intera popolazione, i palestinesi di Gaza, sotto assedio e privata di ogni bene e servizio.
Il cessate il fuoco a Gaza è un imperativo, come lo è per la guerra in Ucraina, per salvare le vite umane, per far tacere le armi e per dare spazio alla politica, alla diplomazia ed ai negoziati, unica via possibile per fermare questa spirale di violenze e di conflitti che ci stanno portando a una guerra globale. Fermare le guerre significa difendere le nostre libertà di espressione, di associazione, di esercitare in modo nonviolento il dissenso e lottare per i diritti universali, messi in discussione e sospesi, come abbiamo visto fare nelle piazze italiane e nella censura del sistema informativo.
Dopo le 130 città mobilitate il 24 febbraio scorso per ricordare che due anni di guerra in Ucraina hanno provocato solo morti e distruzioni, la manifestazione di sabato 9 marzo a Roma, vedrà nuovamente riunito il popolo della pace per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e per dimostrare con i propri corpi che in una democrazia si deve garantire il diritto di manifestare liberamente.
Saranno i giovani e gli studenti a guidare il corteo e sarà l’Italia che difende la costituzione, che rifiuta la guerra e che chiede al governo di essere garante e tutore della nostra democrazia e attore di pace, a sfilare per le strade di Roma. Mai come oggi l’Italia si deve schierare per costruire pacifica convivenza, sicurezza condivisa, giustizia sociale investendo nella cooperazione e nella solidarietà dentro e fuori i nostri confini. La nostra difesa deve essere costruita su questi pilastri e non sulla corsa al riarmo.
L’Italia che vogliamo deve essere coraggiosa e unita per dire al governo israeliano di fermare questo massacro di civili a Gaza, di operare per la soluzione negoziale che in più parti si sta cercando di costruire, per la liberazione di ostaggi e prigionieri, per riaffermare il diritto di autodeterminazione del popolo palestinese riconoscendo lo stato di Palestina, ponendo così fine a 57 anni di occupazione illegale. Per tutte queste ragioni saremo in piazza, uniti.
Sergio Bassoli, coordinatore dell'esecutivo di Rete italiana pace disarmo