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Acqua potabile, cibo, medicine, elettricità, rete internet: a Gaza è ormai tutto in esaurimento, se non addirittura esaurito. Il numero di camion che hanno raggiunto la Striscia attraverso l’apertura di Rafah sono assolutamente insufficienti a portare aiuti umanitari che rispondano ai bisogni di una popolazione sotto i bombardamenti da oltre due settimane. Prima dell’assedio i camion con rifornimenti arrivavano a centinaia a Gaza, totalmente dipendente dagli aiuti esterni.
La situazione è particolarmente disperata negli ospedali. In questi giorni Medici senza frontiere e Action Aid ci hanno inviato le voci che testimoniano la drammaticità della situazione, che noi ospitiamo e delle quali vi riportiamo alcuni stralci.
Il chirurgo: "Mai visto nulla di così brutale"
Medico chirurgo dall’ospedale di Gaza del quale Action Aid non rivela il nome per tutelare la sua incolumità: “Non abbiamo mai assistito a scene così orribili e brutali e lavoriamo 24 ore su 24, nonostante la grave carenza di magazzini e di forniture mediche, nonché la scarsa quantità di acqua e di elettricità. Il bombardamento è costante, e così i feriti in arrivo. La rimozione di un’ intera famiglia, dai nonni ai nipoti, è costante. Ho partecipato come volontario durante tutte le guerre su Gaza ma non ho mai assistito alla ferocia di questo attacco.
I corpi e le salme sono allineati fuori dall'ospedale e vengono messi in furgoni frigoriferi fino a quando non si troverà lo spazio per seppellirli. Le uniche persone prese di mira sono civili innocenti e disarmati, la maggior parte donne e bambini. Rifiutiamo l'idea di uccidere civili innocenti…. Parlo come testimone dal pronto soccorso, da circa 14 giorni di fronte al disastro. Hanno attaccato, l'edificio è crollato da solo, abbiamo perso centinaia di famiglie... Spero che il mondo faccia pressione sul governo israeliano affinché cessi il fuoco e fermi questo disastro e l'uccisione di questi civili. Grazie mille”.
L'ortopedico: "Forniture mediche in esaurimento"
Nedal Abed, chirurgo ortopedico di MSF all’ospedale Al-Shifa di Gaza: “Il sistema sanitario a Gaza è quasi al collasso, manca poco. Non so come faremo a gestire l’enorme numero di feriti. Già solo in questo momento ci sono più di 3.000 pazienti e nel nostro ospedale, in condizioni normali, la capacità massima è di 700 posti letto. La maggior parte dei feriti sono civili, bambini e donne. Alcuni di loro, gravemente feriti, rimangono al pronto soccorso in attesa di essere sottoposti a interventi chirurgici, ma in questo momento non ci sono posti per ricoverarli…
Le forniture mediche sono quasi esaurite. MSF sta donando quelle che ha disposizione al ministero della Sanità qui a Gaza. Non si sa quanto carburante sia rimasto per far funzionare i generatori. È solo questione di tempo prima che non ci sia più elettricità. Non ci sono luoghi sicuri. Abbiamo più di 40.000 civili che sono venuti in ospedale in cerca di sicurezza. L’esercito israeliano ha chiesto l’evacuazione di tutti gli ospedali di Gaza ma quest’ordine è insensato, perché i pazienti feriti, che sono più di 3.000, non possono essere evacuati da nessuna parte”.
L'infermiere: "Non esiste un posto sicuro"
Loay Harb, infermiere MSF a Gaza: “La situazione qui è molto difficile… Non esiste un posto sicuro in mezzo ai bombardamenti. Le nostre famiglie e i nostri bambini si sono spostati dal nord al sud e dal sud verso qualsiasi altro luogo, ma non abbiamo un posto sicuro dove stare… Ci sono alcuni pazienti che necessitano di interventi chirurgici e rimangono a terra a causa dell’elevato numero di persone ricoverate. Ho deciso di restare a casa mia, perché a Gaza non esiste un posto sicuro. La mia casa è vicina all'ufficio e alla clinica di MSF. La maggior parte della mia famiglia ha deciso di trasferirsi nel centro di Gaza… Ogni giorno lavoro nella clinica di MSF dove riceviamo ancora alcuni pazienti con ustioni. Faccio le medicazioni ma dato che è difficile ritornare, preparo dei kit e mostro loro come farlo da soli. Questo è quello che posso fare per dare il mio aiuto come infermiere”.
La coordinatrice: "Presto l'ospedale senza carburante per i generatori"
Guillemette Thomas, coordinatrice medico di Msf per la Palestina: “Un numero estremamente alto di feriti sta arrivando negli ospedali… Secondo i nostri colleghi che lavorano ancora all’ospedale Al Shifa, presto l’ospedale rimarrà senza carburante e quindi senza elettricità. Questo significa che tutti i pazienti attualmente nei reparti di terapia intensiva collegati ai ventilatori e i bambini nelle incubatrici moriranno a causa della mancanza di elettricità.
Ma questa è solo la punta dell'iceberg, in realtà siamo estremamente preoccupati per tutte le altre persone ferite o malate. I pazienti affetti da malattie croniche oggi non ricevono più alcuna cura e rischiano di vedere il loro stato di salute peggiorare molto rapidamente. Molti sfollati non hanno riparo, né accesso all’acqua, né al cibo. E tra questi è certo che il numero delle vittime sarà altissimo”.