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La Corte Suprema americana con una sentenza ha vanificato la rete di protezione della possibilità di abortire. Ora decidono i singoli Stati; molte previsioni dicono che in metà degli stati Usa non ci sarà più la possibilità di interruzione di gravidanza. Sappiamo da qualche tempo che si sarebbe arrivati a questa sentenza. Potremmo dire che da molto tempo i repubblicani, anche prima di Trump, si proponevano questo obiettivo; perché si sono convinti che l’aborto sia omicidio, mentre le stragi di bambini sono diritto di difesa. Non a caso ci sono Stati americani che in poche ore hanno resa effettiva la proibizione dell’aborto.
Confesso, che c’è una domanda che continua a rimbalzarmi in testa: dal 1973 ad oggi, i democratici non hanno mai avuto la possibilità di fare quella legge federale la cui possibilità odierna è appesa all’ipotetica vittoria democratica delle elezioni di Midterm? Temo, per inciso, che non solo l’aborto ma anche altri diritti civili corrano lo stesso rischio: di venir vanificati dalla Corte Suprema. Certo è una riflessione amara perché rappresenta l’ennesima conferma che quando sono i diritti delle donne, la loro libertà, ancor più se delle donne povere e di colore, non c’è la rincorsa alla difesa dei diritti.
Forse, e non solo per l’aborto, dovremmo smettere di leggere gli Stati Uniti come un faro da seguire, leggerne le contraddizioni, la grande fragilità democratica, le tante discriminazioni. Questa sentenza però, non riguarda solo gli Stati Uniti; descrive senza appello la trasformazione della destra politica in tanti, troppi paesi democratici. Una destra che abbraccia e sostiene negli Stati Uniti come in Europa l’idea del ritorno a casa delle donne, giustifica la discriminazione, cancella la libertà dei loro corpi e la loro libertà di scegliere.
Quella destra che finanzia il “Congresso delle Famiglie” e “Ristabilire l’Ordine Naturale”, in buona compagnia di tanti oligarchi tra cui i russi, ed anche la destra nostrana, che ha fatto la gara per partecipare a quel raduno, Salvini ha dichiarato che "l’ultima parola spetta alle donne", sarebbe utile che convincesse anche il senatore Pillon e tutti quei consiglieri regionali che insieme a quelli di Fratelli d’Italia inventano quotidianamente norme, leggi e disposizioni per impedire alle donne di scegliere: infiltrando ogni luogo di ben finanziate organizzazioni, che pretendono di convincere le donne di poter scegliere per loro. Che riempiono di cartelloni offensivi le nostre strade, Che si dichiarano per la libertà di scelta (la loro non la nostra).
Vorrei dire ora, per un giorno che spero non venga mai, non aspettiamo che il pericolo diventi certezza, non illudiamoci che i nostri diritti diventino davvero priorità e discrimine. Per questo bisogna curarli con grande attenzione, accorgersi prima che scricchiolano, è inutile nascondersi: la legge 194 va curata. Prevalgono gli obiettori e non si mette riparo, non si salvaguarda la libertà di scelta nei consultori, ci sono regioni che boicottano la RU486.
Mentre manifestiamo con le donne americane vorremmo che la politica e l’informazione diano coerenza allo sdegno di queste ore e mettano in sicurezza i nostri diritti. Il governo dovrebbe attuare le osservazioni della Cedu seguite al ricorso promosso dalla Cgil. Non bisogna aspettare che diventi palese la minaccia, basta guardare quello che già succede.