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Il movimento pacifista è tornato. Oggi (5 marzo) grande manifestazione “Europe for Peace” in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma, che si è cominciata a riempire dalle ore 14.45 quando la testa del corteo è arrivata. “Da Roma si alza un grido: cessate il fuoco, sì alla pace”. Il saluto di Sergio Bassoli (Cgil) della Rete del disarmo. Solidarietà all’Ucraina e al popolo russo represso, questa non è la loro guerra. Un minuto di silenzio per le vittime dell’Ucraina e di tutte le guerre in corso nel mondo. Ci sono tante crisi, il modello non tiene.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha preso la parola intorno alle 15,40. "Vogliamo mandare un messaggio forte: no alla guerra. Non siamo di fronte a un passaggio normale. È chiara a tutti la drammaticità della situazione perché si rischia di tornare indietro di 70 anni". Si torna a pensare che la guerra possa essere uno strumento di regolamentazione dei conflitti. "Noi - ha detto Landini - non vogliamo passare dalla pandemia alla guerra per redistribuire la ricchezza come si sta cercando di fare. La nostra solidarietà va al popolo ucraino, E dobbiamo dire con chiarezza che "Putin è un nemico della democrazia. Ma la nostra solidarietà - ha spiegato il segretario generale - va anche al popolo russo. Lì per lottare si rischia di essere arrestati. Putin non è il popolo russo. Per questo fermare la guerra è l’obiettivo".
"La guerra non si ferma inviando armi al popolo ucraino, ma inviando l’Onu, che è nato dopo la seconda guerra mondiale proprio per impedire la guerra". La diplomazia in movimento. "Allo steso tempo è arrivato il momento del disarmo e di ridurre le spese militari. Lo ha detto papa Francesco e ha ragione: le spese militari sono cresciute di 50 miliardi di dollari. Ma c'è anche un altro elemento: nel pieno della pandemia non siamo riusciti a dare il vaccino a tutti i cittadini del mondo e nello stesso tempo abbiamo permesso l'aumento delle spese militari". Infine la politica di accoglienza. "La guerra è aperta in tanti altri paesi. All’Europa si deve chiedere di rivedere i trattati di Dublino. Accoglienza per tutti".
Perché la Cgil è in piazza oggi? Semplice: "Perché crediamo che il compito fondamentale sia quello di battersi contro la guerra. Non esistono guerre giuste. Il 90 per cento dei morti nei conflitti bellici sono civili, sono lavoratori. Non sanno neanche perché muoiono. Essere contro la guerra vuol dire essere anche a favore di un nuovo modello di sviluppo. Bisogna ripensare a come e cosa si produce. La lotta contro la guerra è anche per questo. Normale quindi essere in piazza contro la guerra e domani per cambiare il modello di sviluppo".
Per chiudere il leader Cgil ha voluto salutare una persona speciale: "Gino Strada, che oggi è qui con noi. Ci ha insegnato che cosa significa essere coerenti. La proposta finale è chiara: è venuto il momento di assumere l’obiettivo dell’utopia, non solo fermare la guerra, abrogare la guerra, come è stata abrogata la schiavitù. Obiettivo delle Nazioni Uniti. Non abbiamo paura, continueremo".
Prima di Landini molti interventi. Eccone alcuni. Gli altri è possibile riascoltarli dalla diretta.
Francesca Faruggia (Archivio Disarmo). In tantissimi contro la guerra, dalla parte delle vittime, cessate il fuoco e il ritiro delle truppe di Putin. Aiuti umanitari per tutta l’Ucraina. Non si sono profughi di serie A e di serie B. Onu deve condurre il negoziate. Soluzioni politiche non armi. Ponti e solidarietà tra i popoli. Un’altra strada, quella della cooperazione e della neutralità attiva. Noi avanziamo proposte precise. Disarmo multilaterale. Ci vuole un’Europa deneuclarizzata. Il nostro è un grande movimento che lavora ogni giorno. Preparare la pace con la pace.
Paolo Pezzati, associazioni di cooperazione e aiuto umanitario. Condanna dell’invasione. Massima solidarietà. Noi delle ong italiani lavoriamo in tutte le zone di conflitto nel mondo. Intere generazioni sono perse. No alla guerra, no alla cultura e all’economia di guerra. Bisogna accogliere tutti, anche i profughi non ucraini. Si spende dieci volte di più per la guerra e le spese militari. Campagna per lo 0,7% come aiuto pubblico allo sviluppo. Errore fornire armi all’Ucraina. Negoziati che coinvolgano le Nazioni Unite.
Yasmin, rifugiata siriana. I corridori umanitari mi hanno dato una possibilità. Oggi mi si riaprono le cicatrici della guerra in Siria. Ripudio la guerra. Noi vogliamo la pace. Insieme nelle differenze.
È stato poi trasmesso un videomessaggio dall’Iraq social Forum. Letto da Giovanna Gagliardi di un Ponte per. Le guerre per noi non sono un concetto astratto. Infiltrate nelle nostre vite. Le guerre producono solo odio e segregazione.
Un altro video dai Balcani. Silvia Maraone (Acli). Campo di Lipa in Bosnia. Pieno di rifugiati. In Bosnia sono 2000 persone nei campi, 500 fuori. Non sappiamo dire se in primavera i numeri aumenteranno. Le condizioni psicologiche sono brutte. Ci sono persone in viaggio da due o tre anni. Ci sono anche minori non accompagnati.
Altro videomessaggio da Gaza. Malak Mattar, (22 anni) artista palestinese, che ha parlato della brutalità dell’occupazione israeliana. Letto da Luisa Morgantini.
Hanno parlato poi due donne afghane, rifugiate e assistete dalle associazioni. Simona di Pangea da interprete. Noi dobbiamo essere contro la guerra ovunque sia. In Afghanistan le donne ignorate e rimosse. Ma senza le donne non si potrà mai arrivare alla pace. Potere alle donne e non armi.
Raffaella Chiodo si è definita mezza russa e mezza italiana. Videomessaggio delle donne russe. Ma non è mai arrivato. Strappo della censura. Ma le donne sono riuscite a bucare il muro della censura. Drammatiche testimonianze dei ragazzi. Importanti battaglie dei giornalisti e delle giornaliste russe. Una giornalista che doveva mandare un videomessaggio non ci è riuscita e chiede di non fare il suo nome. Le informazioni circolano solo attraverso chi è riuscito a espatriare. Mobilitazione per il 6 marzo in Russia. Ma non si sa se si riuscirà a realizzarla. Come società civile occidentale abbiamo abbandonato la società civile russa.
Ha parlato anche una rappresentante della Campagna Ican (premio Nobel per la pace per le battaglie contro il nucleare). Traduce Francesco Vignarca. La gente mi chiede se ci saranno attacchi nucleari. Sono i messaggi che ho ricevuto in questa settimana. Hanno detto che la deterrenza nucleare mantiene la pace è invece la vera faccia e il terrore. Putin ha minacciato. Noi siamo paralizzati dalla paura. Le armi nucleari prima o poi verranno usate e le conseguenze saranno catastrofiche. No alle armi e alla deterrenza nucleare. Il Trattato internazionale proibisce le armi. Ma l’Italia non ha ancora aderito al Trattato. Dobbiamo stare dalla parte dei russi coraggiosi che protestano contro questa guerra.
Tanti altri gli interventi delle associazioni ambientaliste, degli studenti e delle ong. Parlano anche i rappresentanti della Comunità di Sant'Egidio.
Luciana Castellina. Grande piazza grande contentezza per il ritorno del movimento pacifista. Drammatica però la situazione. Dobbiamo raggiungere un compromesso decente. Lo dobbiamo imporre. Troncare le micidiali le strategie di Putin. Ma è necessaria anche un’autocritica. In questi ultimi anni siamo stati distratti nelle fasi in cui i disastri venivano preparati. Si è proceduto con l’allargamento Nato. Disattenti anche nel 2014 con la guerra in Ucraina. Orrendo Putin. Ma il movimento pacifista non combatte con le armi. Bisogna usare il cervello. La prima cosa è non distrarsi mai. Sconfiggere le guerre prima che scoppino, fermare chi le prepara. Ora dobbiamo aiutare le vittime. L’Arci propone di promuovere l’invio di pullman vuoti. Disponibili per chi cerca riparo. Andarli a prendere alle frontiere e poi aiutarli qui. Si può fare senza l’elmetto.
Ha parlato anche una rappresentante di Friday For Future di Roma che ha parlato contro la riapertura delle centrali a carbone. Non sostenere la partecipazione al conflitto e non inviare le armi. Intervento dal palco anche del rappresentante della Comunità di Sant’Egidio.
L’intervento conclusivo è stato affidato a Gianfranco Pagliarulo. Presidente dell’Anpi. Siamo il popolo della Resistenza e di Bella Ciao. Invasione che tutti noi condanniamo. Ma da quel giorno abbiamo assistito a una escalation di minacce. Dove sono le Nazioni Uniti? Dov’è l’Europa? Ma vogliamo davvero aiutare il popolo ucraino con i missili? Non è meglio aprire la trattativa? Ghandi diceva: Occhio per occhio e il mondo diventa cieco. Evitare una conflagrazione generale. Non dobbiamo accettare un atto di belligeranza dell’Italia. Vogliamo davvero mandare in Ucraina i nostri soldati? Siamo a un passo dal punto di non ritorno. Fermiamo questa follia e la militarizzazione del dibattito pubblico. Troppi i segnali preoccupanti, tra i quali l’attacco al corrispondete da Mosca della Rai, Marc Innaro e l’episodio che ha coinvolto l’Università Bicocca. Ma anche l’aggressione contro di noi, l’Anpi. Deponiamo le armi e scegliamo il confronto.