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Lo stato di diritto è sempre più di frequente all'ordine del giorno delle riunioni del Consiglio e del Parlamento europeo. Su questo tema si sono verificati scontri accesissimi, con toni talvolta violenti, persino più aspri delle dispute con i Paesi frugali sull'economia. La questione del rispetto dello stato di diritto è sempre più spesso causa di profonde divergenze e divisioni fra i Paesi europei. Dietro la dicitura "stato di diritto" si celano spesso scontri relativi a vere e proprie adesioni di governi nazionali e partiti politici a pratiche di odio e discriminazione (vedi la questione omofobia o aborto in Polonia) o di stampo nazista e fascista (vedi in Ungheria e in alcuni partiti e governi regionali su temi come la giustizia e la libertà di stampa).
Un ultimo inquietante evento si è svolto in Spagna, nella capitale Madrid, governata da qualche anno da una coalizione formata dal Partito popolare, Ciudadanos e Vox. Con una decisione del consiglio comunale votata a maggioranza su proposta di Vox è stato deciso di rimuovere una lapide commemorativa posta sull'abitazione in cui visse Francisco Largo Caballero. Caballero fu un attivista e sindacalista, segretario del Partito socialista e presidente del consiglio fra il 1936 e 1937, nonché componente del primo consiglio di amministrazione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. La stessa sorte è toccata alla lapide dedicata a Indalecio Prieto, anch'egli figura di spicco del Psoe e più volte ministro. Entrambi furono destinati all'esilio per via dell'avvento della dittatura franchista. La delibera comunale invita il governo a rimuovere ogni statua e lapide commemorativa non solo a Madrid, ma in tutto il Paese, facendo leva su una interpretazione distorta di una legge approvata nel 2007 dal governo Zapatero.
La confederazione spagnola Ugt ha chiamato alla solidarietà le organizzazioni sindacali democratiche europee chiedendo di inviare messaggi di protesta al Sindaco di Madrid, appello a cui la Cgil ha immediatamente aderito. Nel messaggio di protesta si è chiesto di ritornare immediatamente sui passi di questa sciagurata decisione è si è approfittato per esprimere forte preoccupazione per i rigurgiti neofascisti che caratterizzano molti partiti e decisioni prese dalla politica in Europa. Abbiamo chiaramente espresso solidarietà e vicinanza alle organizzazioni sindacali spagnole, da sempre fiere oppositrici di ogni forma di estremismo di destra e argine alle forze neofranchiste che in Spagna stanno trovando crescente spazio anche negli organismi elettivi a livello locale e nazionale. A questo appello hanno aderito numerosissimi sindacati europei, sempre più preoccupati dell'emergere di politiche neofasciste nel continente. La Cgil ha di recente, fra le altre cose, promosso insieme alla Dgb e ad altri sindacati un progetto europeo proprio sul ruolo che le organizzazioni sindacali possono svolgere nel contrasto, a partire dai luoghi di lavoro, alle organizzazioni e idee neofasciste che trovano spesso terreno fertile fra le lavoratrici e i lavoratori.
La risposta del Consiglio comunale di Madrid non si è fatta attendere. Il presidente dello stesso organo ha rispedito a noi mittenti le richieste di riconsiderare la decisione, dicendo che pur rispettando la nostra posizione, chiaramente non la condivide, proprio in nome dello stato di diritto, poiché questa decisione è stata presa a maggioranza da un organo democraticamente eletto. Senza entrare in alcun modo nel merito della richiesta e del dibattito. La lotta al fascismo e all'adesione a politiche discriminatorie, xenofobe e razziste non si ferma qui e troverà nel sindacato europeo antifascista e democratico, Cgil in testa, un fiero difensore dello stato di diritto e dell'antifascismo, valori fondanti dell'Unione europea stessa.