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Inflazione, caro energia e fisco stringono salari e pensione in una triplice morsa. Questa, quella del potere di acquisto delle famiglie, è la vera prima emergenza da affrontare. Non è con flat tax e condoni che si risponde, ma con un raddoppio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori e con un recupero del fiscal drag. E le risorse ci sono, basta volerle trovare: negli extra profitti, nel contrasto all’evasione, in un contributo di solidarietà. Gianna Fracassi, vice segretaria generale della Cgil, era al confronto con il governo e poi ha letto nel dettaglio l’aggiornamento alla Nadef e la bozza del decreto Aiuti Quater: nulla, se non la conferma di provvedimenti del governo Draghi per il contenimento del caro energia. L’augurio è che prima della stesura della legge di bilancio si avvii un confronto reale sulle proposte delle organizzazioni sindacali.
Partiamo dall'incontro con il governo, il tuo giudizio?
Sicuramente c'è stata una disponibilità formale al confronto. Oltre questo al momento nulla, non si è entrati nel merito delle cose, sia per quanto riguarda il decreto Aiuti quater, sia per quanto riguarda la legge di bilancio. Il segretario generale Maurizio Landini ha illustrato in maniera precisa e dettagliata sia delle proposte sia i problemi aperti, a partire dall'emergenza salariale fino alla questione precarietà, e ai temi di politica industriale con i problemi e le opportunità legati alla riconversione. E poi le pensioni, gli investimenti in sanità e istruzione, l’emergenza su salute e sicurezza. Rispetto a tutto questo nulla, né risposte né come si intende operare. E questo è un problema, la legge di bilancio dovrà essere definita in tempi molto rapidi e allora confrontarsi su cosa si intende fare rispetto alle grandi emergenze e rispetto al futuro del Paese è indispensabile.
Gli unici due documenti sui quali si può provare a ragionare sono da un lato l'aggiornamento alla Nadef, dall'altro la bozza del decreto Aiuti appena varato dal Consiglio dei ministri. Partiamo dalla Nadef o meglio dall'aggiornamento alla Nadef.
La Nadef aggiornata è sostanzialmente molto simile a quella presentata a settembre, anzi direi pressoché identica per buona parte del dell'impianto. Ha un unico elemento di diversità che riguarda le modalità di adempimento all’obbligo europeo di rientro dal debito, il cosiddetto 3% del rapporto deficit-Pil. Per il 2023 si prevede di allargare le maglie, così da creare maggiore disponibilità economica, salvo poi precipitare molto rapidamente nei due anni successivi fino a rientrare nel rapporto del 3%. A nostro giudizio, però, non prefigura grandi spazi di agibilità economica. Di conseguenza dovrà essere la legge di bilancio a individuare le risorse necessarie e ovviamente occorrerà farlo attraverso il fisco. Voglio esser chiara, non vorremmo che si desse seguito a quello che purtroppo il ministro Giorgetti ha già ha già annunciato, e cioè che qualunque tipo di misura dovrà essere finanziata all'interno del settore. Questo significherebbe, ad esempio, che se c'è bisogno di risorse per la sanità si dovrebbero trovare all'interno della sanità stessa. Sarebbe paradossale visto che abbiamo alcuni settori, la sanità appunto o l’istruzione, che sono già definanziati e che, al contrario, hanno bisogno proprio per dare anche attuazione al Pnrr di ulteriori investimenti.
E poi c'è il tema dell'emergenza energetica, delle bollette e dell’inflazione...
Nella Nadef ci sono 21 miliardi per fronteggiare queste emergenze. Ricordo che nell'arco del 2022 abbiamo speso circa 70miliardi, quindi pensare di affrontare il 2023 con 21 miliardi vuol dire non aver compreso l’entità della questione. Questa è la ragione che ci fa dire che occorre reperire le risorse attraverso il fisco. Serve rendere esigibile e ampliare il gettito da extra profitti, serve una serie e incisiva lotta all’evasione, e invece si parla di condoni, mandando così un messaggio totalmente sbagliato. E serve ragionare su un contributo di solidarietà: quando le risorse sono poche si devono far scelte per far dare di più a chi più ha.
A leggere la Nadef si trova confermata la previsione di riduzione dei finanziamenti per sanità e istruzione. Se non si implementa la spesa corrente in questi due settori, sono a rischio le riforme previste dal Pnrr.
In realtà nella Nadef si riduce la spesa corrente e si prevedono aumenti su alcune poste di bilancio, ad esempio, sugli investimenti per far fronte ad alcuni anticipi di investimenti europei, e per l’aumento dell’8% della spesa pensionistica per l’adeguamento, neppure completo, all’inflazione. Insomma, servono risorse aggiuntive altrimenti si rischia di scoprire proprio i capitoli di spesa che riguardano l’inclusione e la coesione sociale o di non dare risposte all’emergenza. Basta osservare il folle dibattito sul reddito di cittadinanza ridotto a bancomat per recuperare risorse per finanziare la flat tax. Trovo francamente paradossale che si riducano le risorse per chi è in povertà assoluta, per consentire un risparmio fiscale a quelli che ricavano tra i 65 e i 100.000 euro l’anno.
Proprio di flat tax si parla molto nel Documento sull'economia non osservata, dove si mette in evidenza come invece che essere un modo per recuperare risorse dall'evasione fiscale, diventa uno strumento per l'evasione fiscale stessa...
Lo dice la Relazione della Commissione: emerge con chiarezza che c'è un addensamento attorno a 65 mila euro, questo vuol dire che siamo in presenza del fenomeno distorsivo delle sotto dichiarazioni per rimanere nel regime della tassazione agevolata. Pensare addirittura di innalzare la soglia è una follia, non significa assolutamente far emergere l'evasione ma aumentare il numero di chi paga meno tasse con il regime agevolato, continuando così a mantenere le condizioni per le sotto dichiarazioni e il nero.
Veniamo al decreto Aiuti quater. Sono due le cose principali del testo: da un lato il rifinanziamento di tutti i bonus e i contributi per famiglie e imprese rispetto al caro energia, dall’altro è messo nero su bianco l'innalzamento dell'uso del contante che invece di scendere a 1.000 euro come era previsto dalle norme, arriverebbe a 5 mila euro.
Il decreto dovrebbe prorogare semplicemente le misure che scadevano a novembre. Una di queste, il credito d'imposta per le imprese, ha un costo molto oneroso, tre miliardi. Altro intervento quello della rateizzazione delle bollette, ma pare solo per le imprese. Dovrebbe esserci, poi, un intervento di allargamento dei fringe benefit, e si agisce anche sul superbonus facendo un'operazione che in qualche modo mette in difficoltà chi fino ad oggi ha avviato i lavori. Significa, di conseguenza, migliaia di aziende e migliaia di lavoratori a rischio. Non è un caso che le categorie degli edili abbiano chiesto un incontro urgente con il governo per cercare di sventare un rischio concreto.
E cosa pensi dell'innalzamento del contante?
È un provvedimento sbagliato che lancia un messaggio profondamente sbagliato, e che fa il paio con l’annunciato condono. Aumentare o diminuire l’uso del contante ha a che fare esclusivamente con la possibilità di rendere tracciabili le transazioni economiche. Aumentarne la soglia mette in discussione la possibilità per il nostro Paese di recuperare un pezzo di evasione. Segnalo che la seconda imposta più evasa dopo la l'irpef degli autonomi è l'iva. E poi, Meloni al Senato ha affermato che non esiste nessuna correlazione scientifica tra uso del contante ed evasione. Si sbaglia. Innanzitutto è bene ricordare che siamo stati più volte richiamati dall’Europa, da ultimo nel 2019, a diminuire l’uso del contante proprio in funzione del contrasto all’evasione fiscale. E poi ricordo che la Banca d'Italia nel 2021 ha pubblicato uno studio – Pecunia olei – nel quale è dimostrato che un aumento dell’1% delle transazioni in contanti determina un aumento dell'economia sommersa tra lo 0,8 e l’1,8%. Non ne abbiamo proprio bisogno. C’è chi afferma, poi, che l’aumento delle banconote disponibili serve al nero di necessità. Ecco lo dico con fermezza: nero di necessità non esiste. Esiste il nero e basta. In questo Paese abbiamo bisogno di ricostruire un’etica pubblica condivisa e diffusa, non di mandare messaggi che incentivino illegalità e truffe ai danni della collettività. Perché l’evasione è una truffa ai danni dei cittadini e dei lavoratori onesti.
Sulla legge di bilancio non è stato detto nulla. Cosa vi aspettate dal confronto con il governo e quali sono i punti irrinunciabili per la Cgil che devono essere inseriti?
Punti irrinunciabili sono quelli che abbiamo già presentato al governo Draghi. Rispetto a qualche settimana fa siamo in una condizione di peggioramento del costo della vita, siamo già al 13% di inflazione e da qui a fine anno è prevedibile un ulteriore peggioramento. E quindi la prima questione è rispondere all'inflazione che erode stipendi, salari e pensioni già stagnanti e resi fragili anche dalla precarietà dilagante. Questa è l'emergenza che abbiamo di fronte, per intervenire bisogna agire con provvedimenti che abbiano anche il carattere della strutturalità. Noi pensiamo che l'unico strumento oggi che può garantire un aumento del netto in busta paga sia un intervento molto forte sul versante della decontribuzione. Occorre confermare la riduzione di 2 punti del cuneo fiscale in busta paga per lavoratrici e lavoratori e almeno raddoppiarlo. E poi abbiamo posto la necessità di mettere in campo un automatismo legando le detrazioni all'inflazione per recuperare quello che viene chiamato a fiscal drag. Si può fare, lo Stato, proprio per l’inflazione, ha avuto un aumento sul versante delle entrate del 14% e dell’8% di contribuzione. Ma questo significa anche che i salari si trovano in una doppia morsa, quella dell'inflazione e quella dell'imposizione fiscale. Oltre all’intervento sui salari, abbiamo chiesto un pacchetto di misure, dall’allargamento dell’Isee fino a 20 mila euro per beneficiare dei bonus energia fino alle politiche abitative. E abbiamo posto i temi strategici come le politiche industriali e la riconversione verde.
Come siete rimasti col governo? Vi incontrerete di nuovo prima della presentazione della legge di bilancio?
Auspichiamo di essere riconvocati prima della presentazione e vogliamo delle risposte. A partire, per esempio, da quella sull'ampliamento di extraprofitti. Lo chiede il paese perché la condizione reale delle persone è di grande difficoltà. Non si può pensare che si facciano interventi minimali o di scarso spazio dal punto di vista economico. È arrivato il momento di dare risposte per garantire la coesione sociale, l'inclusione sociale, i salari. Questo è il tema. Permettimi una apparente digressione. Lo scorso 5 novembre a Roma c’è stata una grande e partecipatissima manifestazione per la pace, Ecco in quella piazza c’era una grandissima consapevolezza delle urgenze del Paese rese ancora più drammatiche dalla guerra. Oltre 600 organizzazioni diverse per provenienza e impegno sociale hanno posto con forza la necessità di cambiare paradigma e modello economico proprio per costruire la pace. Ci auguriamo che il governo sappia ascoltare quella piazza e che la disponibilità al confronto con le parti sociali si traduca in interventi concreti. Noi le nostre proposte le abbiamo fatte, vogliamo vengano prese in considerazione.