“Senza tasse non c’è civiltà”. Cosi Vincenzo Visco, già ministro delle Finanze, sintetizza parte dell’intervento di Joseph Stiglitz, l’economista e saggista statunitense vincitore del premio Nobel per l'economia nel 2001, che ha partecipato al convegno promosso da Nens, Oxfam e Icrict, “Lotta alle disuguaglianze, contrasto alla povertà e politiche di welfare: il ruolo dei sistemi fiscali", che si è svolto recentemente a Roma.

Il concetto va esattamente nella direzione opposta di un contesto che vede il presidente Usa Trump in prima fila con le sue dichiarazioni per una riduzione delle tasse per le imprese e la middle class americana, salvo poi minacciare a destra e manca dazi sulle merci straniere

Senza tasse e regole la crescita non aumenta

Per Stiglitz, invece, meno tasse e meno regole non equivalgono a un aumento della crescita come, dice, hanno dimostrato gli ultimi 50 anni di politiche fiscali in molti Paesi. Citando l’economista Adam Smith e la sua metafora della "mano invisibile" – cioè la presunta capacità dei mercati di garantire una reale  ridistribuzione della ricchezza - il premio Nobel afferma che questa mano non esiste.  Per Stiglitz papa Francesco ha ragione: “I tributi sono uno strumento importante per proteggere i più bisognosi, perché per farlo c’è bisogno di risorse”.

L'incontro pubblico promosso da Oxfam Italia, dalla Commissione Icrict e dal centro studi Nens, ha visto protagonisti, oltre a Joseph Stiglitz e Vincesco Visco nella veste di presidente, anche la co-presidente di Icrict e docente presso la University of Massachusetts Amherst, Jayati Ghosh, l’ex ministro dell’Economia dell’Argentina e commissario Icrict, Martín Guzmán, il policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia, Misha Maslennikov, il presidente di Nens, Giuseppe Pisauro, e Andrea Roventini, economista e docente della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.

VINCENZO VISCO NENS
VINCENZO VISCO NENS
VINCENZO VISCO

Nel suo intervento di apertura Visco ha ricordato come “la questione delle diseguaglianze crescenti è il problema fondamentale della nostra epoca e il risultato infausto e inevitabile della lunga fase neoliberista. Una diseguaglianza che “si manifesta oggi nei redditi, nella loro ripartizione tra salari e profitti, nei patrimoni, nelle opportunità, ma anche nella struttura dei sistemi fiscali, nella crisi dei sistemi di welfare, nella povertà crescente. Per loro natura, i sistemi fiscali non sono lo strumento più adeguato a ridurre la diseguaglianza”.

Le tasse secondo Trump

Tracciato poi il contesto, Visco ha affermato che “la recente rielezione di Trump a presidente degli Stati Uniti crea forti preoccupazioni. Tra i primi atti della nuova amministrazione vi è l’uscita dagli accordi Ocse sulla tassazione delle multinazionali, la proposta di nuove consistenti riduzioni di tasse per i più ricchi e per le imprese, l’abolizione del sistema americano di aiuti umanitari, e la chiara tendenza verso la creazione di un sistema politico autoritario, basato sulla manipolazione delle masse, sul sostegno di una nuova oligarchia plutocratica, monopolista, alla ricerca di rendite, contraria alla concorrenza e alle regole, in palese e sfacciato conflitto di interessi”. 

A sua volta Stiglitz ha affermato che l’elezione di Trump ha portato a un cambiamento “enorme”: “La cosa più inquietante è il crollo dello stato di diritto. Il potere esecutivo è uno dei tre rami dello Stato, abbiamo un sistema di controlli reciproci, ma lui ha violato la legge, finora impunemente. La seconda cosa che desta profonda preoccupazione è la mancanza di empatia. Il taglio degli aiuti all'estero ha un effetto devastante sui più poveri del mondo”.

“Abbiamo la persona più ricca del mondo che mette in atto strategie in completa immunità e senza preoccuparsi dei più poveri del mondo. Questo non è in linea con i valori americani né con comportamenti umani. Spero che qualcosa cambi", ha concluso il premio Nobel con un auspicio, rispetto a un quadro che non può che preoccupare, anche per il ritardo con il quale si sta affrontando un contrasto che vada oltre la pura analisi. 

Una tassa europea sui grandi patrimoni 

Restringendo il campo al nostro Paese l’attenzione è caduta sulla riforma fiscale che il governo Meloni sta attuando “nel nome di un obiettivo generico”, come ha affermato Vincenzo Visco. Vale a dire “l'abbassamento del prelievo per tutti, senza un modello in grado di aumentare l'efficienza della nostra economia. Il governo ambisce a smantellare la progressività”.

Per Misha Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia, il governo “esaspera i trattamenti fiscali differenziati e scende a patti iniqui e scellerati con i contribuenti meno fedeli al fisco", anche in nome dell'aiuto a persone che definisce "in difficoltà, che però non è mai stata verificata con criteri oggettivi".

MISHA MASLENNIKOV

Senza dimenticare che in Italia c'è anche il problema della "narrazione denigratoria su fisco e sistemi fiscali", che "va a svantaggio dei più vulnerabili" e si esprime attraverso termini come "pizzo di Stato". In una ricerca, ha aggiunto, "i cittadini ci hanno risposto che l'idea meno tasse per tutti non attecchisce. Le persone chiedono meno disuguaglianze".

Oxfam ha da tempo lanciato una campagna per un'imposta europea sui grandi patrimoni per finanziare sanità, scuola, lavoro e lotta ai cambiamenti climatici, ridistribuendo la ricchezza. I leader dell’opposizione Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, nei loro interventi, hanno rilanciato la proposta di una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze, sebbene con sfumature diverse. 

Un argomento che per gli italiani sembra non consistere più in un tabù, visti i risultati del sondaggio realizzato lo scorso settembre dall’Istituto Demopolis per Oxfam e secondo il quale sette italiani su dieci sono oggi favorevoli a un’imposta europea sui grandi patrimoni.