“La quota stimata di ricchezza posseduta dallo 0,001% dei più abbienti è più che raddoppiata tra il 1995 e il 2022, passando da circa il 3,3% al 6,9%”. Dall’altro il 50% della popolazione mondiale ha incrementato la sua ricchezza personale di pochissimo: dall'1,3% del 1995 all'1,9% nel 2022. Secondo il report dell’Ocse “Tassazione e disuguaglianza” in molti Paesi la quota di ricchezza posseduta dall’1% degli individui più benestanti varia da circa il 15% a oltre il 50% della ricchezza complessiva.

Ricchezza per pochi

Nel 2022 l’1% della popolazione possedeva circa 20 volte più ricchezza del 50% della popolazione più povera, mentre solo lo 0,001% più ricco possedeva più di tre volte tanto rispetto al 50% più povero. A livello globale, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si rileva “una tendenza all’aumento della concentrazione della ricchezza”. Nello studio l’Osce esamina l’impatto che possono avere i sistemi fiscali sulla disuguaglianza sociale.

Nello studio si prendono in esame due paesi all’opposto: in Sud Africa il 54,4% della ricchezza è nelle mani dell’1% della popolazione, di conseguenza al restante 99% della popolazione resta solo il 46,6%. Mentre nei Paesi Bassi è il 13,1% ad essere diviso tra l’1% della popolazione più ricca e il restante 86,9% è distribuito tra il 99% del resto della popolazione.

Tasse e disuguaglianze

Nell’ambito del dibattito su tasse e disuguaglianza, “c’è una crescente attenzione verso i soggetti che hanno i livelli più elevati di reddito e ricchezza, poiché le evidenze suggeriscono che gli oneri fiscali diminuiscono proprio per loro”, spiega l’Ocse. “Ciò è attribuibile ad aliquote basse, esenzioni e detrazioni per categorie di reddito e patrimonio, incluso il trattamento fiscale più favorevole dei redditi da capitale rispetto ai redditi da lavoro”, afferma l’Organizzazione. Inoltre, le variazioni nelle aliquote e nelle agevolazioni fiscali tra Paesi diversi, insieme a una maggiore capacità di mobilità, “possono aumentare le opportunità per una pianificazione aggressiva delle proprie attività economiche a livello internazionale. I sistemi fiscali possono incidere sulla disuguaglianza”.

Progressività, questa sconosciuta

Le tasse sono uno strumento importante per i governi che desiderano affrontare la questione della disuguaglianza. Le imposte progressive sui redditi sono gli strumenti più comunemente utilizzati per ridurre le differenze di reddito, insieme alle imposte indirette, sebbene la loro rilevanza vari in modo significativo tra Paesi. Un altro canale attraverso cui le tasse riducono la disuguaglianza è il finanziamento della spesa pubblica redistributiva, ad esempio su sanità, istruzione e disoccupazione.

Infine, le tasse possono contribuire a costruire una società più equa, quando sono utilizzate per incentivare il risparmio e gli investimenti, nonché la creazione di posti di lavoro. “Diversi studi mettono in luce i fattori che influenzano la motivazione a pagare le tasse, tra cui la qualità dei servizi pubblici e la fiducia nel governo, ma anche l’equità percepita o la progressività della tassazione”, spiega l’Ocse.

Lotta all’evasione

“Migliorare l’efficacia della tassazione sui redditi più alti e sulla ricchezza, quindi, potrebbe influenzare positivamente la percezione di equità di un sistema fiscale, contribuendo a rafforzare l'adempimento volontario. A creare ulteriori disparità nella distribuzione degli oneri fiscali – conclude l’Ocse – è inoltre l’evasione, un fenomeno rispetto al quale sono stati compiuti molti progressi attraverso l’adozione diffusa di misure internazionali sulla trasparenza fiscale”.