Tanto tuonò che piovve, e piove forte. Il Consiglio dei ministri ha varato la manovra di Bilancio, il ministro dell’Economia Giorgetti l’ha presentata alla stampa e dopo giorni di annunci, mezzi annunci e correzioni, si continua a non avere testi su cui ragionare ma alcune indicazioni cominciano ad arrivare. E non hanno certo il segno della redistribuzione della ricchezza.

Le risorse tagliate al welfare

“Ad ascoltare il ministro Giorgetti, la prossima manovra di bilancio darà a tutti qualcosa, senza togliere nulla ad alcuno. Ovviamente, le cose non stanno affatto così”. È questo il primo commento di Christian Ferrari, segretario nazionale della Cgil, che aggiunge: “Avendo deciso di non andare a prendere i soldi dove sono: extra profitti (no, quelli di banche e assicurazioni non sono stati tassati neanche questa volta), profitti, grandi ricchezze, evasione fiscale (che invece continua a essere incentivata), per rispettare i parametri del nuovo Patto di Stabilità risulterà inevitabile tagliare risorse sia al welfare universalistico, che per i lavoratori rappresenta salario indiretto, sia agli investimenti pubblici, fondamentali per fermare un declino economico che ci ha già regalato 19 mesi consecutivi di calo della produzione industriale”.

Anche la sanità sarà toccata

Già: il welfare, a partire dalla sanità. Molto si è detto in queste ore sul fatto che il ministero della Sanità non solo non sarebbe stato colpito dai tagli che si abbatteranno sugli altri, ma anzi avrebbe visto implementare le risorse in maniera cospicua. Ebbene, pare proprio che non sarà così, visto che le risorse di cui si parla arriveranno, forse, il prossimo anno. In ogni caso, se non si prendono i soldi dove sono è inevitabile tagliare.

E aumenta la pressione fiscale

Altra “inesattezza”, per non usare un termine più forte: non è vero che non c’è un aumento della pressione fiscale. Spiega infatti Ferrari: “Si continua a rivendicare – da parte del governo – di non voler aumentare le tasse. Neanche questo è vero, e ce ne renderemo conto a breve, quando saranno resi noti i dettagli della manovra; ma intanto va denunciata l’ingiustizia di quanto sta accadendo, ossia che chi vive di reddito fisso, tra gennaio e agosto del 2024 ha pagato oltre 10 miliardi di Irpef in più (il famoso ‘tesoretto’, o una sua buona parte, di cui si è parlato anche oggi in conferenza stampa)”. “Continuando così - aggiunge il dirigente sindacale - i lavoratori si pagheranno di tasca propria quasi tutti i benefici derivanti dalla decontribuzione e dall’accorpamento delle prime due aliquote Irpef”. Davvero un bel risultato!

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L’inflazione non recuperata

Ma c’è di più. Se è vero che negli ultimi mesi l’inflazione sembra aver decelerato, è altrettanto vero che lavoratori e lavoratrici ancora non hanno lontanamente nemmeno recuperato la perdita di poter di acquisto dei propri salari accumulata nel corso di questi anni di inflazione a due cifre. Ed infatti il segretario della Cgil evidenzia come se va bene siamo in presenza di una vera e propria campagna propagandistica: “Più che un reale sostegno a chi ha sofferto un brutale impoverimento a causa di un’inflazione da profitti, cui non è stato posto alcun rimedio – sottolinea – questa operazione (che non mette in tasca un euro in più ai lavoratori rispetto all’anno in corso) somiglia a una furbesca partita di giro”.

Mentre nel resto di Europa i salari, nel corso degli ultimi decenni, sono aumentati, in Italia – ormai è purtroppo cosa nota – sono diminuiti ed è facile allora dimostrare come questo tema non sia all’ordine del giorno del governo: “Che non ci sia alcuna intenzione di far recuperare a lavoratrici e lavoratori il potere d’acquisto perso negli ultimi anni – aggiunge Ferrari – lo dimostrano i fondi assolutamente insufficienti (appena un terzo rispetto all’inflazione cumulata) per il rinnovo dei contratti 2022–2024 di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici”.

E le promesse non mantenute

E poi la certezza delle promesse elettorali tradite. Ricordate? “Aboliremo la Fornero”: tuonavano all’unisono Meloni e Salvini quando erano segretari di partito senza incarichi di governo. L’hanno ripetuto in campagna elettorale e smentito appena entrati nelle stanze di Palazzo Chigi. Illustra a tal proposito il dirigente sindacale: “Infine, ma non per ordine di importanza, c’è il tema della previdenza, su cui l’esecutivo è passato dalla promessa di cancellare la legge Monti-Fornero al perseguire l’obiettivo di allungare l’età lavorativa a 70 anni e oltre”.

C’è un’abitudine che invece non viene mai abbandonata, quella di sentirsi autosufficienti. La conclusione di Ferrari è netta: “Tutto questo è stato deciso senza neppure convocare le parti sociali, a conferma della volontà di non tenere in alcuna considerazione chi rappresenta lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, che pagheranno il prezzo di una lunga stagione di austerità selettiva scaricata per intero sulle loro spalle. Per evitare che ciò accada, metteremo in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie a cambiare il segno di una politica economica che non danneggia solo le fasce popolari, ma compromette le prospettive di sviluppo dell’intero Paese”.