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Con il Covid è cambiato il mondo, è cambiata l'Italia, ma i dati pubblicati dall'Osservatorio sindacale della Cgil Vallecamonica-Sebino riferiti alle retribuzioni dei lavoratori nei distretti industriali di Bergamo, Brescia, Bologna, Milano e Torino, benché riferiti al 2018, non possono che preoccupare, perché la situazione nella quale si è inserita come aggravante la pandemia, come sostiene il segretario generale della Cgil camuna Gabriele Calzaferri, non potrà che fornire un quadro dove le disuguaglianze saranno incrementate.
Il coordinatore dell'osservatorio, Osvaldo Squassina, spiega che la ricerca nasce dalla volontà del sindacato di "ricostruire una conoscenza della realtà che vada oltre i dati statistici che vengono periodicamente diffusi a livello nazionale", offrendo uno spaccato della realtà "delle dinamiche retributive, del ruolo della contrattazione collettiva, del peso del fisco e del valore della contribuzione versata agli enti previdenziali, perché tutto questo contribuisce a determinare il reale valore della retribuzione percepita dai lavoratori dipendenti nel nostro Paese e le condizioni di vita loro e delle loro famiglie".
Le differenze retributive e di tutele che penalizzano donne, giovani e operai, "saranno ancora più evidenti con l'aumento dell'ultimo anno del lavoro precario", spiega Calzaferri, sottolinenado però che "là dove c'è la presenza del sindacato c'è una risposta migliore rispetto a dove il sindacato non c'è". Nel nostro Paese si è alle prese da tempo con le problematiche fondamentali legate al lavoro, "il lavoro stabile, il lavoro che garantisca dignità", ma ci sono altre due questioni da affrontare: "La prima - afferma il segretario generale della Cgil Valcamonica-Sebino - è la necessità del rinnovo dei contratti che sono bloccati (perché secondo Confindustria tutto deve essere legato alle esigenze dell'impresa e poi, se ci sono quattro soldi, li distribuiamo); la seconda è che bisogna procedere davvero a una riforma del fisco, perché l'evasione fiscale è ancora a livelli stratosferici e bisogna ridurre le tasse a chi le paga, lavoratori e pensionati, partendo dalla defiscalizzazione dei contratti nazionali che permettono di avere risposte sul piano salariale".
Guardando la ricerca e le persistenti disparità di retribuzione tra donne e uomini, giovani e meno giovani, operai e impiegati, "è chiaro che l'elemento centrale è quello della contrattazione", sostiene Calzaferri, chiedendo di aprire una fase di revisione, partendo dalle ripercussione sulle questioni salariali e tenendo conto che "da tempo che ci sono tante persone che, pur lavorando, sono sotto la soglia di povertà, anche perché sono in aumento i part-time, spesso frutto di scelte non volontarie e forieri di difficoltà economiche, anche in questo caso soprattutto per giovani e donne".
Da qui la centralità del sindacato, per il quale la ricerca, con la moltitudine di numeri forniti, diventa anche un elemento di stimolo, di valutazione e di riflessione" per aumentare la propria efficacia". Un'operazione non semplice in tempi, come abbiamo visto giusto in questi giorni, in cui i sindacati sono sottoposti a diversi attacchi, principalmente dal mondo imprenditoriale. Per il segretario della Cgil Valcamonica-Sebino è necessario che il sindacato "trasmetta al Paese che, dove è presente, c'è una contrattazione, quindi c'è un salario maggiore rispetto a dove non è presente, ma soprattutto che durante le fase di difficoltà il sindacato è in prima fila".
Calzaferri ricorda quindi il lavoro svolto dalla Cgil, dai Patronati e dai Caaf durante il lockdown, nel momento in cui gli uffici pubblici non erano in grado di tutelare i cittadini, oltre alle conquiste in materia di proroga degli ammortizzatori sociali e di blocco di licenziamenti. "Questi sono obiettivi a breve termine - conclude- che non risolvono interamente i problemi, ma ora il sindacato dovrà affrontare temi come la ripresa e la rappresentanza e risulta fondamentale la percezione che i cittadini hanno di un organismo determinante per lo sviluppo del nostro Paese".