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Emilia Romagna e Germania, un binomio che ha come legame l’industria metalmeccanica. Sono infatti diversi gli esempi di presenza tedesca nella regione del Nord-est italiano, in particolare nella provincia bolognese, basti pensare a Lamborghini e Ducati, entrambe possedute dalla tedesca Audi. Le ragioni di questa peculiarità principalmente emiliana ce li illustra Francesco Garibaldo, sociologo del lavoro e direttore della Fondazione Claudio Sabattini: "Il motivo deriva dal fatto che ormai nello schema internazionale, non soltanto in quello tedesco, l’organizzazione della produzione è basata sulle costruzioni di reti delle forniture. Nel caso specifico del rapporto tra Italia e Germania, si tratta di tutta la meccanica di precisione: in Emilia Romagna, in parte della Lombardia e del Veneto ci sono industrie di questo settore che fabbricano componenti e sta qui la ragione, nell’integrazione tra i due sistemi".
Di quanti occupati stiamo parlando?
Sono molti. Se si considera tutti gli addentellati della produzione, perché ognuna di questa genera a sua volta un sistema, stiamo parlando di alcune di decine di migliaia di persone.
Quanto conta l’efficienza della rete infrastrutturale dell’Emilia Romagna?
Ovviamente conta molto e la stessa cosa si può dire della Lombardia, che è in grado di avere un sistema di collegamento rapido per la presenza di autostrade, ferrovia veloce e aeroporto internazionale, quindi dal punto di vista logistico è la situazione perfetta. Sotto questo aspetto anche l’Emilia Romagna non ha problemi: c’è un grande centro di calcolo internazionale e il territorio è infrastrutturato in modo ideale per le esigenze tedesche e questo è molto importante.
Cosa cambia per i lavoratori e in termini di relazioni sindacali? Spesso sentiamo parlare di chiusure di contratti di secondo livello vantaggiosi…
Stiamo parlando di una rete ad alto valore aggiunto che riguarda gli aspetti della componentistica e i tedeschi vengono qui per prendere materiale di qualità senza nemmeno avere l’esigenza di risparmiare. Nel contempo in Emilia Romagna il sindacato ha una tradizione di richiesta di intervento su tutte le questioni di organizzazione del lavoro, una tradizione che risale alla fine degli anni ’60, e i tedeschi non trovano questa situazione così singolare rispetto alle loro usanze, quindi le condizioni sono particolarmente favorevoli. Detto questo, c’è anche da precisare che il sistema non è trasmesso con la stessa precisione dalle aziende madri al sistema ulteriore di rifornimento e forniture, ma, mano mano si scende livello, le condizioni diventano meno buone, fino ad arrivare alla periferia del sistema con condizioni invece non buone.
Il modello del quale lei parla potrebbe essere applicabile anche in altre regioni italiane?
Stiamo parlando di un sistema che è molto particolare, è un sistema integrato tra aziende che sono all’apice nel loro mercato di riferimento e a loro volta si riforniscono da aziende che forniscono pezzi adeguati al loro livello, quindi è difficile fare paragoni con latri settori, anche perché esistono diversità di partenza a livello economico. Se si passa a forniture di contenuto meno rilevante, le aziende entrano in una logica in cui il costo è determinante e questo è il motivo per il quale i rapporti di forza diventano determinanti. Dipende dalla forza del sindacato a livello locale la riuscita della contrattazione. La costruzione di un meccanismo integrato di contrattazione che ripercorra tutta la catena di fornitura è un’antica ipotesi del sindacato emiliano che però ha trovato applicazione solo in alcuni punti. L’idea che il sud costruisca un modello di contrattazione integrato dall’inizio alla fine della catena è una vecchia impostazione del sindacato emiliano che voleva costruire anche un certo modello sindacale di organizzazione, basato su catene logistiche, ma al momento non ha avuto pieno successo e ha riguardato solamente alcune realtà.
La presenza tedesca nella regione quanto influisce sugli scambi commerciali?
Se guardi al sistema dal punto di vista economico, l’Italia settentrionale è divisa in due parti: la parte nord-orientale e un pezzo consistente della Lombardia ha relazioni con la Germania, quella nord-occidentale vede la sua integrazione con la Francia. Il quadro delle relazioni commerciali e dei livelli di integrazione si potrebbe fare dividendo con un’ascia questi due versanti circa in corrispondenza di Milano.