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Industria e servizi faticano. Gli ultimi dati Istat sul fatturato di questi settori "mostrano un'allarmante tendenza a registrare flessioni sempre maggiori sia in valore annuo (-3,7 per cento) che in volume (-3,3 per cento)”. È quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo.
Per il dirigente sindacale, “le ragioni sono da ricercare nella mancanza di strategie in grado di mettere il sistema industriale italiano in condizione di crescere e di competere. Fatto questo ancora più grave perché avviene nel bel mezzo delle due grandi transizioni: ecologica e digitale. Occorre utilizzare correttamente le diverse risorse a disposizione, a partire dai fondi del Pnrr per fare investimenti strutturali e lungimiranti che siano in grado di far crescere l'economia del Paese".
Gesmundo segnala un altro dato: "Quello legato ai consumi e ai servizi, dove la flessione si fa ancora più marcata, restituendo plasticamente l'immagine di quelle decine di migliaia di persone che non arrivano a fine mese, nonostante lavorino, o che sono sottoposte a processi di crisi e si vedono dunque costrette a ridurre i propri consumi. Politiche industriali e interventi finalizzati all'aumento dei salari, alla rivalutazione delle pensioni, al rinnovo dei Ccnl e in generale per un fisco più equo sono certamente le misure più urgenti da mettere in campo".
“Per questo riteniamo che le priorità del Paese siano altre rispetto a quelle previste dall’agenda di governo che, con l’autonomia differenziata, propone un'idea di Paese ancora più povero e diseguale. Contro questo scempio – conclude Gesmundo – proseguiremo nella raccolta delle firme e, insieme ai quattro referendum sul lavoro, continueremo a batterci per un Paese libero e giusto”.