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Lo prevede il Pnrr, va approvato rapidamente ma il testo presentato dal Governo e all’esame del Senato non è quel che serve al Paese e nemmeno al rilancio della nostra economia. Privatizzare i servizi pubblici locali non è il modo di promuovere la concorrenza che serve ai cittadini e alle cittadine. E nemmeno agli utenti dei servizi stessi. La strada da percorrere è un’altra.
Secondo il segretario confederale Emilio Miceli che quest’oggi è stato ascoltato dalla X Commissione del Senato che sta esaminando il provvedimento inviato dal Governo: “Il Ddl concorrenza non è la soluzione ai problemi del Paese. Privatizzare non è sbagliato in assoluto ma neanche giusto in assoluto, soprattutto se si parla di servizi pubblici. Il provvedimento sembra voler favorire il mercato piuttosto che l'effettiva fruizione dei servizi”. Così il segretario confederale della
"Del resto – ha sostenuto – il mercato ha dimostrato fin qui di non sapere orientare le risposte di fronte ai problemi posti dalle grandi transizioni del nostro tempo. Il Pnrr è, infatti, lo strumento di una nuova concezione del rapporto tra stato e mercato”.
Il disegno di legge sulla concorrenza, oltre che funzionale al Pnrr è anche un obbligo nazionale, deve essere presentato ogni anno. appunto in esame, per il dirigente sindacale “Oggetto del ddl concorrenza 2021, - per il dirigente sindacale è anche il sistema dei grandi servizi collettivi, e sarebbe necessario fare una riflessione sul loro livello di qualità e sulle incognite di un processo ‘puro’ di liberalizzazione. Il passaggio alle gare può creare mercato ma anche monopoli, aree di eccellenza e aree che vedranno aumentare il proprio disagio. L’indebolimento del sistema pubblico – ha aggiunto Miceli – può portare, quindi, nuove diseguaglianze. Come agirà il mercato al Sud e nelle aree più svantaggiate dove assistiamo quotidianamente a disservizi, impennata dei costi delle tariffe, fenomeni malavitosi, peggioramento delle condizioni di lavoro?”
“Tutto ciò – ha specificato – avviene in un contesto in cui non esiste il monopolio pubblico, ma siamo in presenza di una fortissima frammentazione che genera enormi diseconomie. Con la riforma dei servizi pubblici locali contenuta nel disegno di legge, infatti, si introducono vincoli per la gestione pubblica degli stessi servizi con il falso mito del mercato risolutore di ogni problema: come si è dimostrato in questi anni, tanti sono gli esempi di una gestione fallimentare da parte di soggetti privati che per competere si sono limitati ad abbattere il costo del lavoro generando fenomeni di drammatico dumping contrattuale”.
Secondo il segretario confederale della Cgil “ciò che è mancato per sviluppare i servizi di trasporto, dell'ambiente, dell'acqua e dell'energia è stato un forte ruolo del sistema pubblico con una chiara politica industriale che investisse negli impianti, nell'innovazione e nelle economie di scala, che favorisse l'aggregazione sovra comunale, che incrementasse l'occupazione di qualità attraverso le necessarie clausole sociali”.
“Per invertire questa tendenza – ha concluso Miceli – chiediamo al Parlamento di modificare l'impianto del testo di riforma dei servizi pubblici locali e al Governo di aprire un confronto serrato sul futuro di questi settori, anche alla luce dell'attuazione del Pnrr”.