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Le prime valutazioni della Cgil del Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Il lavoro, la creazione di occupazione per giovani e donne e la sua tutela, deve essere il fulcro di tutti gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. La vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, dopo l’audizione in commissione Bilancio, attività produttive, lavoro pubblico della Camera sul Recovery Plan, punta i riflettori sul lavoro e aggiunge: “Il Piano dovrà inoltre recuperare i divari sociali, rispondere ai bisogni delle persone, dei territori e dell’ambiente. Dovrà delineare un quadro chiaro di politiche industriali e di sviluppo agganciandosi agli obiettivi dell’Unione europea di riconversione green e digitalizzazione”.
Fracassi sottolinea in primis una questione di metodo, perché “la governance è assente”. “Riteniamo – prosegue - che ci debba essere una governance centrale, una struttura leggera che preveda il coinvolgimento dei ministeri interessati e dei territori e, all’interno di questo quadro, riteniamo molto importante la partecipazione delle parti sociali nella definizione dei progetti e del loro monitoraggio”.
Per la vicesegretaria della Cgil il confronto con i sindacati dovrà essere “ulteriormente rafforzato” nella definizione delle riforme. Cinque quelle ritenute necessarie: dalla riforma fiscale, che dovrà essere “complessiva e non solo limitarsi all’Irpef”, a quella del lavoro, che “non può essere spezzata in due ambiti, quindi la riforma degli ammortizzatori, che deve essere collegata a quella delle politiche attive e anche alla partita della formazione permanente. La riforma del lavoro – prosegue Fracassi - dovrà essere in grado di contrastare la precarietà, rafforzare la qualità dell’occupazione”. Indicate inoltre altre tre riforme: “quella della non autosufficienza, quella della pubblica amministrazione (con un piano straordinario di assunzione) e quella del sistema di istruzione, che dovrà andare dall’innalzamento dell’obbligo a 18 anni all’obbligatorietà della scuola per l’infanzia”.
Per la Confederazione “il punto di maggiore criticità sono le politiche industriali e dello sviluppo: va delineato un disegno complessivo, servono misure che colleghino investimenti, incentivi e ricerca. Nel Piano - conclude Fracassi - non c’è una chiara strategia sulle politiche industriali, in primis per le grandi imprese pubbliche. In questo percorso anche il ruolo dello Stato va rafforzato, perché non può essere solo un erogatore di garanzie e risorse, ma deve tornare a guidare l’economia e indicare le priorità”