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Un altro naufragio nel Mediterraneo, l’ennesimo, che miete vittime tra i migranti. A dare il primo allarme, già da sabato, Alarm phone, l’associazione che da anni ha istituito un numero di emergenza auto-organizzato per migranti in difficoltà. Una richiesta d’aiuto rilanciata dopo che era partita dall’imbarcazione in pericolo al largo delle coste libiche con la richiesta di coordinamento di soccorso alle autorità italiane.
Al momento si parla di 30 dispersi, che in queste circostanze vale a dire morti. Secondo una prima ricostruzione nei pressi del barcone erano presenti il tanker Basilis L e i mercantili Atlantic North mercantile Kinling. La ong Sea Watch, che ha monitorato l'imbarcazione attraverso un velivolo, riferisce all’agenzia Agi che "dopo aver chiamato il centro di soccorso di Tripoli” ha richiamato il Centro di soccorso di Roma “e chiesto chi, a quel punto, coordinerà i soccorsi: il funzionario ha riattaccato il telefono". L'operazione Sar (ricerca e soccorso) ha poi avuto inizio, ma il barcone si è ribaltato.
Questioni di competenze
La Guardia costiera italiana sostiene che il barcone si trovava al di fuori dell’area di responsabilità italiana. Da più parti, anche alla luce del naufragio di Cutro, piovono quindi accuse alle autorità italiane per la mancata tempestività nei soccorsi. Intanto Alarm phone ha fatto sapere che i sopravvissuti al naufragio sono stati tratti in salvo da un mercantile e, su Twitter, avvisa del rischio che, "dopo aver visto morire i loro amici", i naufraghi "siano respinti forzatamente in Libia o Tunisia, dove li attendono condizioni disumane", chiedendo che tutti i sopravvissuti siano portati in salvo in Europa.
Accordi scellerati
L’accordo bilaterale Italia-Libia per il controllo e il respingimento dei migranti che attraversano il Mediterraneo verso le nostre coste è stato rinnovato (automaticamente) per cinque anni lo scorso novembre tra le proteste di tutte le associazioni umanitarie. Le condizioni nei luoghi di detenzione libici sono disumane e le numerose testimonianze parlano di torture e violenze sui migranti.