Dai dati emersi dalle dichiarazioni dei redditi 2024 presso i Caaf Cgil del Veneto emerge un netto gender pay gap che si acuisce mano a mano che il reddito cresce: più si alza il reddito, meno donne ci sono.

Su una platea più o meno omogenea di dichiaranti (47% donne e 53% uomini, circa 270.000 in totale) si nota una presenza massiccia di lavoratrici nella fascia reddituale che va da 0 a 10.000 euro (circa 80% donne e 20% uomini) e in misura leggermente inferiore nella fascia da 10.000 a 20.000 euro. Le proporzioni si invertono letteralmente con l’aumentare del reddito, fino ad arrivare alla fascia dai 30.000 ai 40.000 dove i lavoratori maschi sono il 70% e oltre i 40.000 sono addirittura l’80%.

Nessun miglioramento rispetto agli anni passati nemmeno per quanto riguarda il reddito medio, con un gap che rimane pressoché invariato: nel 2024 gli uomini hanno dichiarato un reddito medio di 28.894 e le donne 19.994 ossia il 33% in meno (Fonte Caaf Cgil Veneto).

“Questi dati rispecchiano perfettamente il quadro di disparità salariale che denunciamo da tempo – dichiara Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil del Veneto –. Anche nella nostra regione, solo per fare un esempio, un’impiegata donna guadagna circa 9.000 euro lorde in meno all’anno di un suo collega uomo. Le donne venete oggi sono quindi povere come lavoratrici e, in futuro, più povere anche come pensionate perché questo gap salariale avrà gravi ripercussioni anche dal punto di vista previdenziale. Anche questo dato è evidente dai numeri forniti dal Caaf Cgil Veneto in base alle dichiarazioni dei redditi: le pensionate hanno un reddito medi di 16.963 euro mentre i pensionati di 24.951”.

"Se poi a questo si aggiunge che l’inflazione di questi ultimi tre anni ha eroso pesantemente i salari di tutte e tutti, il quadro peggiora notevolmente come peggiora anche la qualità della vita di chi deve lavorare per vivere, e soprattutto per le donne tra salari bassissimi, part time involontario e precarietà. Per questo è indispensabile attuare una contrattazione che punti a eliminare le occasioni di disparità di contratto e di retribuzione, e che i sindacati partecipino ai percorsi di valorizzazione del lavoro femminile”.