È partita da piazza Santi Apostoli a Roma la settimana di mobilitazione dei pensionati indetta dallo Spi Cgil a livello nazionale per protestare contro la manovra e chiedere la rivalutazione degli assegni falcidiati dall’inflazione, la quattordicesima per tutti, il rafforzamento della sanità pubblica, una riforma del fisco che redistribuisca le risorse e l’attuazione della legge sulla non autosufficienza. 

Da ieri, 28 ottobre, a giovedì 31, in decine di città italiane i pensionati scenderanno in piazza per far sentire la loro voce dietro allo slogan “Il potere d’acquisto logora chi non ce l’ha”, chiaro riferimento a questi anni di crescita incontrollata dei prezzi che ha ridotto a volte in misura insopportabile il reddito di chi si è ritirato.

Da Roma è partita la protesta dei pensionati, nuova tappa di questo autunno caldissimo

La prima piazza a riempirsi è stata, dunque, quella la centro di Roma, dove ha parlato la segretaria generale dello Spi Cgil nazionale, Tania Scacchetti. “Continueremo a mobilitarci fino allo sciopero generale per fermare una manovra sbagliata”, ha ripetuto la leader dei pensionati Cgil dal palco, segnando una nuova tappa dell’autunno caldissimo che ha già visto le proteste di metalmeccanici, pubblici, elettrici e quelle per la pace di sabato scorso e che giovedì 31 ottobre, in concomitanza con le ultime piazze dello Spi, vivrà una giornata di sciopero e protesta dei lavoratori della scuola.

Tania Scacchetti: “Ci hanno trattato come un bancomat. Non lo accettiamo più”

“Siamo stati in piazza – ha detto Tania Scacchetti nel suo intervento – e continueremo a essere in piazza insieme con i lavoratori e le lavoratrici per chiedere politiche industriali, per un lavoro giusto, garantito, sicuro, per la scuola, per contratti giusti e adeguati, per dire che servono più protezioni sociali e che la sanità e l’istruzione non possono essere continuamente subordinati a vincoli di bilancio. Vogliamo un’Europa che investa in welfare, in crescita, in accoglienza e non in armi”.

“Vogliamo difendere il nostro potere d’acquisto. E allora serve la piena rivalutazione delle pensioni, non vogliamo le briciole. Abbiamo lasciato allo stato più di 100 miliardi negli ultimi trent’anni. Ci hanno trattato come un bancomat. Non lo accettiamo più”.

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