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I dati emanati dal Viminale per la regolarizzazione dei migranti attestano, a conclusione della procedura, poco più di 207mila domande pervenute al Ministero. Il risultato è senza dubbio importante, sebbene al di sotto delle potenzialità che questo provvedimento avrebbe potuto realizzare. Non si tratta solo della scelta a monte di aver escluso molti settori produttivi dalla procedura di emersione, cosa che chiedevamo di cambiare in fase di realizzazione del decreto e che nei fatti ha impedito a tantissimi lavoratori di poter vedersi regolarizzare la propria condizione lavorativa.
Le difficoltà sono state riscontrate anche verso coloro che erano beneficiari del provvedimento, soprattutto nel settore dell’agricoltura. Lo dimostrano i numeri. Dei 207mila beneficiari infatti, l’85% è nei settori della cura alla persona e del lavoro domestico e solo il 15% è nel settore agricolo, rendendo il provvedimento un’occasione mancata. Diversi sono i fattori che hanno determinato questa condizione. Innanzitutto la brevità del tempo concesso per presentare le domande di emersione, dal 1 giugno al 15 agosto, che ha scontato un’ulteriore condizionamento determinato dal ritardo con cui sono stati emanati i decreti attuativi. A peggiorare la situazione è stato il ritardo col quale è stato emanato il decreto del ministero del Lavoro per stabilire il costo a carico dei datori di lavoro, mai reso disponibile, costituendo così un deterrente per molte imprese che potevano avviare le procedure.
Abbiamo apprezzato in queste settimane l’impegno del ministero dell’Interno col quale abbiamo avuto un confronto costante; nonostante ciò, abbiamo tuttavia registrato numerose difficoltà interpretative nel territorio da parte delle questure e delle prefetture, alcune delle quali non hanno garantito la necessaria disponibilità La nostra organizzazione, attraverso il Patronato Inca, ha elaborato 9131 pratiche di cui 8592 nei settori del lavoro domestico e di cura e 539 nel settore agricolo. Le domande di regolarizzazione presentate ai nostri uffici ai sensi del comma 1 del art. 103 sono state 8165, quelle presentate ai sensi del comma 2 sono state 966.
Come già evidenziato in un recente coordinamento con le strutture, sarà importante in questa fase attrezzarci per garantire la necessaria tutela in caso di contenzioso per il riconoscimento del diritto. È evidente che la piena regolarizzazione, per quanto ci riguarda, resta la battaglia su cui tutta la nostra organizzazione continuerà a misurarsi, continuando a chiedere il superamento delle leggi attualmente in vigore a partire dalla Bossi-Fini e i decreti sicurezza, che restano i principali ostacoli per garantire il riconoscimento dei diritti di tutti i migranti a vivere condizioni dignitose.
Giuseppe Massafra è segretario confederale della Cgil