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Quasi mille beni confiscati alle mafie nel Lazio ma ancora tanti non riassegnati, più della metà dei comuni non pubblica l'elenco di questi immobili e lì dove non c'è difetto di trasparenza manca invece la completezza. È il quadro che emerge da Qui la mafia ha perso, il rapporto stilato negli ultimi tre mesi dalla Rete degli Studenti Medi del Lazio, in collaborazione con la Cgil di Roma e Lazio e Libera, presentato nella sede della Cgil capitolina e laziale e che nasce "dall'esigenza di spazi di studio, aggregativi, di confronto e democrazia che spesso ci vengono sottratti - ha spiegato Alice Pettinari - Perché non tutti i beni confiscati in questo territorio hanno il loro riutilizzo sociale, anzi troppo spesso sono abbandonati e in disuso perché non vengono messi fondi a sufficienza per dargli una nuova vita. La mafia perde quando questi spazi vengono restituiti ai cittadini".
Nel Lazio sono 937 i beni confiscati: 552 in provincia di Roma, 229 in quella di Latina, 112 in quella di Frosinone, 37 in quella di Viterbo e 7 in quella di Rieti, 183 di questi a uso governativo. Ma "sono ancora tanti in questa Regione i beni confiscati non riassegnati, e la Regione deve investire su questi beni perché siano ristrutturati e riassegnati alle organizzazioni che vogliono dargli una valenza sociale - ha detto Tullia Nargiso - I Comuni, invece, devono rendere pubblici i dati sui beni confiscati e iniziare un lavoro capillare per restituire questi spazi alla collettività".
Inoltre, come emerge dal dossier, 5 immobili confiscati in Italia su 10 sono ancora da destinare e su 1076 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati alle mafie, 670 non pubblicano l'elenco di questi beni sul loro sito internet. Nel Lazio "la situazione non è delle migliori: solo il 49% dei comuni pubblica l'elenco dei beni confiscati alle mafie nel proprio territorio" e questa mancanza di accessibilità impedisce "una fruibilità totale a chiunque volesse informarsi, e, in caso, utilizzare questi beni, oltre a rispondere con coerenza alle disposizioni di legge sul tema della trasparenza".
Diversi e su vari fronti gli interventi che secondo gli studenti si devono compiere per invertire la rotta. Intanto "l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata può mandare un documento di indirizzo da inviare a tutti gli enti destinatari di beni confiscati con le modalità di pubblicazione e sui contenuti degli elenchi da pubblicare".
Importante "l'utilizzo delle risorse previste per la valorizzazione sociale dei beni confiscati nella proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Eu, assicurando un percorso di trasparenza e di partecipazione civica nella progettazione e nel monitoraggio. Serve che il governo definisca ufficialmente delle risorse indirizzate alla copertura dei fondi che sono stati definanziati, per far sì che i comuni possano proseguire con il riutilizzo dei Beni".
La presentazione del dossier è il primo passo di avvicinamento al corteo che il 21 marzo si terrà a Roma (da piazza dell'Esquilino al Circo Massimo) per la giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.