Business europe, la lobby di rappresentanza del mondo europeo imprenditoriale, sta lanciando la propria offensiva contro la Direttiva sulla Pay transparency. L’allarme è stato dato stato in queste ore dal Comitato donne della Ces, la Confederazione europea dei sindacati, che chiede invece alla Commissione europea di difenderla e portarne a termine la piena attuazione, e di annunciare misure concrete di follow-up nella sua prossima tabella di marcia per i diritti delle donne.

Secondo una recente ricerca dell’Etui – l’ente di formazione della Ces -, i piani delle imprese per bloccare la trasparenza salariale avrebbero un impatto su oltre 10 milioni di lavoratrici che oggi scontano un gap salariale mai inferiore al 10%, in Italia come in Europa.

Le imprese si oppongono a una piena trasposizione della Direttiva con la motivazione che le prescrizioni che introduce complicherebbero la già pesante burocrazia amministrativa. Ma non fanno cenno alla motivazione più concreta: la fine del risparmio oggi realizzato sulla pelle delle lavoratrici pagandole a parità di lavoro meno dei colleghi maschi.

Questa è una delle ragioni che ha spinto il precedente Parlamento europeo a varare una normativa di contrasto al gender pay gap, la 2023/907, che ruota attorno al principio della trasparenza salariale e quello di medesima retribuzione per un lavoro di pari valore: equal pay for a work of equal value.

Dopo le elezioni europee del giugno 2024, che hanno sancito uno spostamento a destra degli equilibri politici, Business Europe spera oggi di trovare una sponda alle proprie richieste.

Oltre alla Direttiva sulla Gender Pay transparency, il precedente Parlamento europeo aveva dato vita a una road map sui diritti per le donne attraverso una serie di Direttive collegate: la Direttiva sul contrasto alla violenza e alle molestie di genere; le due direttive sugli Equality bodies, gli organismi di parità; la Direttiva sulla conciliazione vita-lavoro che ha obbligato anche Paesi come l’Italia a portare almeno a 10 giorni di congedo di paternità obbligatori.

Un’Europa a destra si traduce anche nella messa in discussione delle conquiste ottenute dalle donne.

La Direttiva sulla Gender pay transparency, che dovrà essere recepita entro giugno 2026 anche in Italia, sarà al centro del seminario nazionale che si terrà il prossimo 18 marzo in Cgil nazionale e online su Collettiva alla presenza delle due segretarie nazionale, Ghiglione e Re David, e di esperti e tecnici. Con l’auspicio che le pressioni del mondo imprenditoriale e delle destre europee non riescano a fermare le conquiste delle donne per una società più equa, più giusta.

Esmeralda Rizzi, Politiche di genere Cgil e componente Comitato donne Ces