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Basta un mese senza stipendio per dimettersi per giusta causa e accedere alla Naspi. Fillea Cgil Lecce e patronato Inca Lecce aprono una strada che può liberare il lavoratore edile dal ricatto occupazionale, fornendogli uno strumento in più per avere con continuità un reddito o per trovare un datore di lavoro più corretto.
L’indennità mensile di disoccupazione (la Naspi) spetta a i lavoratori che perdono il posto di lavoro in maniera involontaria. Per avere diritto all’ammortizzatore sociale le dimissioni volontarie devono essere necessariamente supportate da una giusta causa, la più nota delle quali è il ritardo nel pagamento delle retribuzioni. Per prassi interna, l’Inps riconosce la dimissione per giusta causa dopo il mancato pagamento di almeno tre mensilità consecutive, impedendo ai lavoratori di far fronte alle esigenze quotidiane ed esponendo in tal modo i lavoratori all’indebitamento per mantenere la propria famiglia.
Il caso di Lecce
Nei mesi scorsi, la Fillea – categoria che tutela i lavoratori dell’edilizia, del legno e delle attività estrattive – ha seguito il caso di un operaio edile salentino, che non avendo ricevuto lo stipendio nei termini previsti aveva presentato dimissioni per giusta causa. Una possibilità, questa, garantita dalle modalità di pagamento contenute nel Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’edilizia. Il patronato Inca ha poi trasmesso la pratica all’Inps, per l’accesso alla Naspi. L’istituto previdenziale, però, ha rigettato non essendo ancora maturate le tre mensilità di ritardo. Inca e Fillea, forti del contratto collettivo, hanno presentato un ricorso, che recentemente l’Inps ha accolto.
Il lavoratore in questione era titolare di un contratto a tempo determinato e di fatto solo le garanzie previste dal Ccnl gli hanno permesso di vedersi pienamente riconosciuto un proprio diritto. In tal modo ha potuto infatti liberarsi da una situazione contrattuale che non gli permetteva di ricevere nei tempi giusti la dovuta retribuzione e ha ottenuto anche una forma di sostegno al reddito che gli ha consentito di affrontare con minori disagi la ricerca di una nuova occupazione. Il tutto senza dover aspettare 90 giorni.
“Questo caso dimostra come la contrattazione collettiva tuteli e garantisca i lavoratori a 360 gradi”, dice il segretario provinciale della Fillea, Antonio Spano. “Nello specifico, la possibilità di dimettersi per giusta causa già dopo il primo mancato pagamento è uno strumento che rafforza la posizione del lavoratore, anche di chi è titolare di un contratto a tempo determinato. È dunque l’azione sindacale attraverso la contrattazione che amplia e rende concreti e realmente esigibili i diritti dei lavoratori”. Soddisfatta la direttrice provinciale dell’Inca, Maria Elvira De Pascali, che sottolinea come “l’azione di assistenza e tutela individuale, condotta dal patronato in tandem con il sindacato di categoria, possa determinare un avanzamento concreto per la condizione collettiva”.