Ha fatto discutere, benché sempre troppo poco, la norma dell’ultimo decreto carceri che per le donne che hanno commesso un reato incinte o con neonati abolisce l’obbligo di differire l’esecuzione della pena per affidare la decisione alla discrezionalità del giudice. Per il portavoce della Conferenza dei garanti dei diritti dei detenuti, Samuele Ciambriello, il peggio arriverà con il decreto sicurezza che il Parlamento sarà chiamato ad approvare tra settembre e ottobre.

Qualche dato 

Al 31 dicembre 2023 le donne detenute in Italia erano 2.477, il 4,4% della popolazione carceraria totale. Secondo un rapporto di Antigone, ad aprile 2024, tra Istituto a custodia attenuata per detenute madri e sezioni nido di carceri ordinarie, 19 donne erano in carcere con i loro 22 bambini, 20 con 20 bambini al 31 dicembre 2023, quando le detenute incinte erano 12. Ciambriello ci racconta di avere visitato un istituto di pena nel quale due detenute avevano partorito proprio all’interno del carcere.

Il portavoce dei garanti territoriali, che è anche garante della Campania, ricorda che nella passata legislatura era stata votata alla Camera una norma secondo la quale “le detenute madri con figli che devono scontare meno di tre anni possono essere affidate alle comunità alloggio, stanziando per queste un milione e mezzo all'anno per tre anni, con un notevole risparmio per il mantenimento di queste donne e dei loro figli. Con l’arrivo del nuovo governo la proposta è stata bocciata al Senato”.

“Le norme sulle carceri all’interno del decreto sicurezza sono molto gravi – prosegue –. Per fare un esempio: è previsto addirittura che se tre detenuti protestano pacificamente, ma non rientrano in cella scatta il reato di rivolta. Inoltre, si vuole eliminare la discrezionalità della possibilità per le donne incinte con figli di poter scontare la pena agli arresti domiciliari. Di fatto, c'è l'obbligatorietà dell'arresto”.

Ciambriello denuncia poi la cattiva informazione mediatica in materia e punta il dito contro “quelle trasmissioni televisive, in particolare su Italia1 e Rete 4, che sostengono che le donne facciano come Sofia Loren nel film Ieri, oggi e domani. Il suo personaggio rimaneva continuamente incinta per non andare in prigione: questo è populismo mediatico”.

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Gli errori delle madri non ricadano sui figli

“Ma i bambini che colpa hanno sei genitori commettono un reato?”. È questa la domanda retorica che si pone il portavoce dei garanti territoriali. “C’è chi dice che è sempre meglio che un bambino stia in carcere con la madre, piuttosto che fuori senza di lei: è un errore. È un errore educativo che non tiene conto dello stato psicofisico del minori”.

E ancora una volta riferisce della sua esperienza: “Appena un estraneo entra in carcere, i bambini gli corrono incontro e lo abbracciano. Ce ne sono alcuni che come prime parole dicono ‘apri e chiudi’”, che è quanto sentono in carcere nei momenti in cui si procede con l’apertura e la chiusura delle celle.

E quindi "come è possibile che su un tema come questo si facciano battaglie ideologiche senza mettere in campo prospettive educative e psicologiche di esperti? I medici dicono che il bambino è indifeso già fuori se non ha il pediatra e non va all'asilo, a maggior ragione se sta in carcere”. 

Quindi lo sfogo di Ciambriello per l’impostazione securitaria dell’esecutivo Meloni: “Questo governo considera il carcere una soluzione semplice a un bisogno complesso. Danno risposte in termini di sicurezza, dimenticando che il carcere non è solo custodia e pena, ma, come dice la Costituzione, reinserimento. Servono misure alternative come accade in tutti i Paesi europei”.

Diritto all’affettività

“A gennaio c’è stata la sentenza della Corte costituzionale sull'affettività – dice il garante della Campania –, nella quale si scrive che le persone a colloquio con i familiari non devono essere spiate, perché così si limitano i gesti intimi d’affetto, un abbraccio, un bacio. Il decreto carceri avrebbe potuto inserire norme sull'affettività, come avrebbe potuto anche essere deflattivo e ridurre il numero dei detenuti, invece non c’è niente di tutto ciò. Si sono limitati ad aumentare le telefonate mensili da quattro a sei e nemmeno da subito”.

Infine Ciambriello vuole portare alla luce un dato troppo trascurato. Dopo una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo è stato introdotto nel 2014 un rimedio risarcitorio per le persone detenute che hanno subito un trattamento in violazione dell’art. 3 della Convenzione europea: “4000 detenuti in Italia hanno ricevuto un risarcimento economico e una diminuzione di giorni di carcere per i trattamenti disumani e degradanti subiti. Questa è la dimostrazione di quello che genera il sovraffollamento, oltre al drammatico aumento dei suicidi. Tutto questo è inaccettabile”.