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Sono passati 46 anni dal quel 22 maggio del 1978, giorno in cui venne varata la Legge 194 quella che introdusse e regolamentò l’interruzione volontaria di gravidanza. È la norma che riconosce e si fonda sulla libertà e l’autodeterminazione delle donne. Una legge dello Stato troppo spesso e sempre più disattesa. Certo, formalmente - al momento – nessun parlamentare di destra ha presentato proposte di revisione di quella specifica norma, ma ne sono state presentate alcune che, quando va bene la depotenzierebbero, quando ma vale, di fatto la renderebbero nei fatti illegale e quindi abrogata.
Due esempi su tutti, l’introduzione per legge delle associazioni (in quanto tali soggetti privati) anti abortiste nei consultori pubblici è un modo esplicito per tentare di condizionare e comprimere la libertà di scelta delle donne, tutelata – invece – dai professionisti e dalle professioniste che nei consultori operano reclutati attraverso pubblico concorso. Stiamo parlando di medici, psicologi, assistenti sociali, ostetriche.
Il secondo esempio è – se possibile - più grave, certamente più inquietante. Il primo disegno di legge presentato dalla destra in avvio di legislatura è la richiesta di assegnare al feto personalità giuridica, se così fosse chi compie interruzione di gravidanza, sia la donna che gli operatori sanitari, sarebbero imputabili di omicidio.
Per di più a rendere inesigibile quando sancito dalla 194 è lo svuotamento di personale, e quindi la netta riduzione del numero dei consultori che, peraltro, quando funzionano servono prima di tutto e soprattutto a tutelare la salute delle donne in ogni fasi della vita, dalla pubertà alla menopausa; il numero elevatissimo di ginecologi obiettori; la quasi impossibilità, per chiara scelta politica, di utilizzare i farmaci per interrompere la gravidanza, assai meno invasivi e traumatici dell’atto chirurgico, e assai meno costosi per il Servizio Sanitario Nazionale.
Non solo, in Europa, i partiti di governo italiani hanno votato contro la risoluzione del Parlamento per l’inserimento dell’aborto libero e sicuro nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. E proprio nel giorno dell’anniversario dell’approvazione della 194 esponenti del governo hanno presentato un Manifesto valoriale nel quale si contesta l’aborto libero e sicuro.
E allora, Meloni e Roccella mentono sapendo di mentire o ignorano quanto accade? La limitazione della libertà e dell’autodeterminazione femminile, e la riduzione dei diritti delle donne sono un brutto segnale da non sottovalutare. Corrispondono all’idea che le destre nel mondo hanno delle donna, e che nel ventennio novecentesco caratterizzò il nostro Paese, fattrice dei figli per la patria, angelo del focolare e comunque ancella degli uomini. Non è certo un caso che si voglia introdurre in Italia il quoziente familiare e che il cosiddetto bonus della befana arriverà non a tutte le famiglie sotto i 28mila euro di reddito annuo, ma solo a quelle in cui – altre a un figlio – c’è anche un coniuge che non lavora – che di solito è la donna.
Quando si comincia a limitare libertà e a ridurre diritti si sa da dove si comincia, non si sa dove si arriva. La Cgil lavora, da sola e insieme ad associazioni e altre organizzazioni sindacali e non, per difendere un diritto fondamentale quello delle donne di scegliere liberamente se interrompere una gravidanza. Alla Camera, insieme all’associazione Luca Coscioni, ha presentato e inviato al ministro della salute Schillaci una Lettera per chiedere il giusto accesso alla IVG farmacologica senza ricovero sulla base del criterio – indicato dallo stesso ministro – dell’appropriatezza delle prestazioni.
Si rimane in attesa di sollecita risposta.
Nel frattempo l’impegno in difesa della 194 si fa, se possibile, ancora più intenso. Per questo Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil e Esmeralda Rizzi, Ufficio politiche di genere, invitano: “ad aderire e firmare e dare diffusione all’iniziativa di alcune associazioni europee “My Voice, My choice” – sostenuta anche da IPPF e Comitato donne CES – per chiedere all’Unione europea di istituire un meccanismo che garantisca l’accesso libero e sicuro alle IVG per chi vive nei paesi dell’Unione il cui testo trovate in allegato e che oggi sarà presentato nel corso di una conferenza stampa”.
Firmare è semplice, basta cliccare qui