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La legge 5 agosto 1981, n. 442 abroga nello loro interezza gli articoli 544, 587 e 592 del codice penale. Recitava nello specifico l’articolo 544: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Insomma, il reato di violenza carnale si estingueva se lo stupratore sposava la sua vittima, spesso spinta dalla propria famiglia ad accettare il matrimonio riparatore in quanto non più illibata e di conseguenza ritenuta da non sposare. La prima a dire pubblicamente no al matrimonio riparatore dando il via all’iter legislativo che porterà quindici anni dopo all’abrogazione degli articoli di legge riguardanti il delitto d’onore ed il matrimonio riparatore sarà una ragazza siciliana: Franca Viola.
Il 26 dicembre 1965, all’età di 17 anni, Franca viene rapita da Filippo Melodia. Sarà violentata, malmenata e lasciata a digiuno, quindi tenuta segregata per otto giorni. “Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana abusò di me. Ero a letto, in stato di semi-incoscienza”, racconterà. Di fronte alla proposta di matrimonio del Melodia i genitori di Franca - contadini - reagiscono in maniera inaspettata rifiutando la proposta e denunciando lo stupratore. Franca si sposerà, per amore, nel 1968. Avrà tre figli. “È arrivato il momento in cui ho dovuto dirglielo - raccontava - Sergio era in prima media. La sua insegnante un giorno disse in classe ‘Fra qualche anno nelle antologie ci sarà anche la storia della mamma di Sergio’”.
Filippo Melodia è morto, ucciso vicino a Modena. Alcuni dei suoi complici vivono ancora ad Alcamo. “Li incontro ogni tanto - diceva Franca - Preferisco evitarli, ma se non riesco li saluto e loro mi salutano, quasi sempre abbassano gli occhi. Magari anche loro sono stati ingannati, magari quello lì gli aveva detto quello che poi ha detto al processo, che io ero d’accordo a sposarlo ma mio padre no”. “Non fu un gesto coraggioso - dirà anni dopo - Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. ... “Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. Non ho mai avuto paura di nessuno. Non ho paura e non provo risentimento ... Io per tantissimi anni non mi sono resa conto di quello che mi era successo. Quando mi volle vedere il Papa, il giorno del mio matrimonio, chiesi a mio marito: ma come fa il Papa a sapere la nostra storia?” - ha detto in una delle rarissime interviste rilasciate.
Sull’esempio di Franca Viola, oggi settantaduenne, molte ragazze cominceranno a rifiutare le nozze riparatrici. “Di esemplare resta il comportamento della ragazza non il verdetto”, commenterà sul Corriere della sera Silvano Villani. “Ancora bisognerà fare affidamento più su altre fanciulle coraggiose come Franca Viola che sulla severità della legge per sperare che certi comportamenti scompaiano”. Solo nell’agosto 1981 il matrimonio riparatore sarà cancellato insieme al delitto d’onore dalla legislazione italiana. E solo nel 1996 verrà approvata la nuova legge sulla violenza sessuale. La violenza diventerà reato non più contro la morale ma contro la persona, altri cardini della normativa saranno l’inasprimento delle pene, l’irrevocabilità della querela, la violenza presunta nei rapporti con i minori di 14 anni (una legge del 2013 introdurrà l’arresto obbligatorio in caso di maltrattamento e stalking). Franca Viola è una delle tante donne, spesso dimenticate, alle quai noi tutti - non solo noi ragazze! - dobbiamo dire grazie.
Grazie al suo coraggioso comportamento Franca si è fatta, in anni non certamente facili, portavoce della libertà femminile. Per questo a lei, l’8 marzo del 2014 è stata riconosciuta, da parte dell’allora presidente Giorgio Napolitano, l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Diceva nell’occasione il presidente: “La rivolta delle donne alla guida dell’auto in Arabia Saudita, la fuga di spose bambine, la denuncia delle mutilate, la nostra insignita Franca Viola ci insegnano che le leggi obsolete, le tradizioni ostili hanno bisogno per essere mutate della reattività e del coraggio di ragazzine, di donne decise e ribelli. Anche di uomini fermamente dalla loro parte. Ne abbiamo e ne avremo bisogno sempre perché la storia dell’evoluzione della condizione femminile ci ha fatto rilevare anche tanti passi indietro. Oggi però vogliamo guardare avanti con fiducia. Adornare l’ingresso del Quirinale con l’alloro serve a onorare non solo le donne per merito delle quali sono state ottenute tante vittorie, ma anche le donne che ne conquisteranno altre, che difenderanno sempre i traguardi raggiunti senza arretrare. ... Possiamo dire qui tutti e conclusivamente: la donna è civiltà. E che questa consapevolezza diventi realtà, è l’augurio che per l’8 marzo rivolgiamo a tutte le donne, italiane e straniere, che vivono in Italia, e a tutte le italiane che vivono all’estero. Ed è l’augurio che rivolgiamo non solo a loro ma rivolgiamo all’Italia, perché diventi il paese sempre più civile che fermamente vogliamo”.