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Hanno perso in finale 3 a 2. Ma il risultato, mai come questa volta, non conta. La squadra composta dai braccianti ha vinto comunque la sua partita, quella dell’integrazione. Perché stavolta si parla di loro per come tirano calci a un pallone, e non perché vittime di sfruttamento o di caporalato. È successo a Galatro, nella Piana di Gioia Tauro, quella in cui ogni anno si riversano migliaia di migranti per la raccolta nei campi. La Flai Cgil locale ha iscritto una squadra composta totalmente di braccianti, molti residenti nei ghetti informali della zona, a un torneo di calcio a 5. La maglietta era rossa, ovviamente, con il logo del sindacato ben impresso sul petto. La prima partita, la compagine Flai l’ha vinta per 8 a 1, poi si susseguite altre vittorie, fino alla finale persa per un soffio.
“Abbiamo voluto mettere su una squadra che ci rappresentasse in maniera differente e portare così a conoscenza di molti ciò che significa essere migranti, e catapultare questi ragazzi in un contesto sociale differente da quello in cui tendono a vivere”, ha detto il segretario generale Flai Cgil di Gioia Tauro Rocco Borgese.
“Il calcio è uno sport mondo coinvolgente, anche e soprattutto per i giovani. Iscrivere una squadra di braccianti africani a un torneo nella Piana di Gioia Tauro è un modo per farli conoscere e sdoganarli, in un territorio difficile”, afferma Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil. “I ragazzi sono stati molto rispettosi - continua - e hanno ricevuto rispetto, guadagnandosi gli applausi dei calabresi e spazzando via ogni forma di razzismo”.
Calcio per inclusione sociale, dunque. Un’esperienza che prende vita in un territorio molto difficile, quello della rivolta di Rosarno del 2010 e dell’omicidio di Sacko Soumaylama nel 2018, ma che ha già dei corrispettivi in altri territori. È il caso di Liberi Nantes, squadra di calcio di Pietralata, periferia est di Roma, nata nel 2007 e interamente formata da richiedenti asilo e rifugiati politici. Chi ne fa parte, oggi, calpesta la stessa terra battuta che fino al 1995 ha ospitato l’Albarossa, squadra di calcio popolare del quartiere e costola militante della sezione locale del Pci.
A Talsano, quartiere di Taranto, si riunisce poi la Talsano Africa United, una squadra giovanile composta da richiedenti asilo tra i 17 e i 20. La società, attiva dal 2015, è stata anche aiutata dallo Spi Cgil, che nel 2017 li ha riforniti di scarpe, palloni, magliette, calzettoni, pantaloncini, tute e borsoni. Nel luglio scorso, a Firenze, è stato invece organizzato un torneo di calcio tra squadre di richiedenti asilo. Il progetto è stato portato avanti dal Comitato fiorentino di Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport) e dall’associazione Cittadinanzattiva, e si è svolto presso i campi sportivi del complesso Cerreti di Campo di Marte.
C’è infine la storia più famosa, quella di Musa Juwara, che qualche settimana fa ha segnato il suo primo gol in Serie A, permettendo al Bologna di vincere contro l’Inter a San Siro. Juwara oggi ha 18 anni, ma è arrivato in Italia il 10 giugno del 2016. Era a bordo della nave tedesca Fgs Frankfurt, che aveva salvato lui e altri 535 migranti salpati a bordo di un barcone dal Nord Africa.
“Attraverso lo sport – conclude Giovanni Mininni – è possibile arrivare a una integrazione vera, togliendo ossigeno a chi soffia sul fuoco del il razzismo. Perché quando si lavora sull’integrazione sociale, le cose diventano subito normali, come una partita di calcio. Questo modo di fare inclusione è molto importante per noi, che siamo un sindacato di strada. Esperienze come queste dovrebbero quindi essere generalizzate. Oltre all’accoglienza, che in Italia si fa poco e male, lo Stato dovrebbe puntare su forme di integrazione sempre più concreta”.