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"Care compagne e cari compagni, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è certamente un appuntamento importante perché ci chiama ad una riflessione seria e impietosa su noi stessi, sulla nostra società moderna e civilmente evoluta ma nella quale, ancora oggi, sopravvive una cultura (forse sarebbe meglio parlare di una sottocultura) che fa delle donne un oggetto da possedere e sottomettere, di proprietà di qualcun altro che sia padre, marito o compagno, che le vede spesso relegate in ruoli secondari e marginali nei luoghi di lavoro, dove non è raro vederle faticare di più dei colleghi uomini per riuscire a realizzarsi sia come lavoratrici che come individui. Una cultura che le offende, facendo passare dal loro aspetto fisico le uniche qualità di cui sono dotate".
E così che inizia la lettera con cui il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni ha voluto ricordare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una lettera aperta che denuncia una situazione resa ormai evidente dalla cronaca quotidiana che anche in questo 25 novembre si è macchiata del sangue di due donne, uccise da mariti e compagni.
"La sequenza di tragedie perpetrate tra le mura domestiche, a cui assistiamo attraverso i media e che si sono incrementate durante il confinamento, rappresenta in minima parte il prodotto di un mondo declinato al maschile, in cui la donna viene denigrata, violentata, annientata fino ad essere uccisa perché essere pensante che ha osato dire di no, perché diversa dall’immagine che il maschio ha creato di lei. Incapaci di sostenere un rapporto alla pari, ancora troppo spesso gli uomini usano la violenza come strumento di coercizione e di sottomissione della donna, non potendo accettare che le donne siano in grado di scegliere, pensare, essere in disaccordo con loro - scrive ancora Mininni e fa eco a uno slogan che la Cgil ha deciso di esporre ormai da tempo all'esterno della sede di Corso d'Italia.
Se sullo striscione della Cgil si legge "La violenza contro le donne è una sconfitta per tutti", il segretario generale della Flai precisa "A uscire sconfitti siamo proprio noi uomini che non riusciamo a fare i conti con la nostra cultura patriarcale, che apprendiamo già da quando siamo bambini e spesso inconsapevolmente ci portiamo dietro nei rapporti che costruiamo con le nostre compagne, nelle nostre famiglie, con le colleghe nei luoghi di lavoro. Ci viene più semplice esercitare il potere, la forza, invece di mettere al centro dei rapporti i nostri limiti, la nostra vulnerabilità, scommettere sulla fatica del confronto ed anche del conflitto con l’altra persona per liberare la ricchezza che nasce da un rapporto da pari a pari. Perciò questo problema non si risolverà se noi uomini non lo assumiamo come una nostra priorità".
Il sindacato ricorda la lettera è da sempre in prima linea contro la violenza sulle donne ma la strada per poter affermare che va tutto bene è ancora lunghissima. "Dobbiamo debellare la cultura maschilista e machista per sradicarla dall’agire quotidiano. Dobbiamo favorire una riflessione comune che rispetti le diversità di genere (perché siamo diversi!), che aiuti a guardare dritto in faccia il potere e le sue fascinazioni dalle quali, a volte, sono attratte anche le donne che agiscono anch’esse in coerenza con la cultura dominante. Oggi non siamo più negli anni Settanta, anche se c’è ancora tanta strada da fare, e la riflessione si impone anche sul perché spesso le donne che raggiungono un ruolo di potere lo esercitano imitando i maschi, in maniera 'muscolare'. Anche questa è una sconfitta per tutti".
Non basta però lo sdegno nei confronti di tutte le forme di discriminazione e soprusi perpetrati nei confronti delle donne, se non ne segue un'azione concreta "a partire dal nostro agire quotidiano, nelle nostre sedi, nelle nostre riunioni, anche quando prendiamo il caffè o entriamo in relazione con delegate e delegati o compagne e compagni. Perciò quest’anno abbiamo scelto una modalità diversa per arrivare all’Assemblea delle donne che faremo in primavera: non sarà una celebrazione ma il punto di arrivo di un lungo percorso di riflessione all’interno della nostra categoria che abbiamo già cominciato in questi giorni con riunioni territoriali e questionari anonimi che serviranno a guardarci 'come siamo'".
L'auspicio che è da quell'assemblea si riparta con una nuova consapevolezza per fare un passo in avanti ed essere migliori. "Dobbiamo agire mediante la contrattazione - conclude il segretario della Flai Cgil - per superare le discriminazioni nei luoghi di lavoro, il gap di genere nelle retribuzioni. Attraverso l’azione contrattuale dobbiamo rafforzare il supporto alle donne vittime di violenza e il contrasto alle discriminazioni di genere (e i generi non sono solo uomo e donna), per una cultura del lavoro che sia paritaria e foriera di giustizia sociale. Il lavoro ha sempre rappresentato uno strumento di libertà per ogni individuo, a maggior ragione lo è per le donne che attraverso l’occupazione e un salario dignitoso possono affrancarsi quando subiscono violenza tra le mura domestiche, possono scegliere di uscire dal ricatto e liberarsi dalle violenze. Lavorando ogni giorno con cura e attenzione, fianco a fianco, uomini e donne, possiamo essere motore di questo cambiamento e possiamo dare il nostro contributo affinché non si celebrino più giornate contro la violenza sulle donne. Quello che ci si prospetta non è un compito semplice, ma la nostra è una Organizzazione che non ha mai arretrato di fronte alle sfide e che davvero può fare la differenza in una battaglia di civiltà fondamentale come questa. Una battaglia per costruire un mondo migliore. Lo crediamo fermamente e continueremo a batterci affinché la cultura maschilista sia sconfitta".