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La giornata mondiale del rifugiato 2è segnata dal continuo aumento dell’esodo di persone in tutto il mondo in cerca di rifugio da conflitti, persecuzioni, violenze, condizioni di miseria". Esordisce così il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, in occasione della ricorrenza. Il rapporto dell’Unhcr, spiega, "ci consegna la fotografia degli esodi in tutto il mondo, che registra il dato più alto di sempre con quasi 80 milioni di rifugiati, una persona ogni 97 in rapporto alla popolazione mondiale". In aggiunta a questo la crisi sanitaria mondiale contribuisce ad appesantire il bilancio, determinando ovunque un peggioramento delle condizioni di difficoltà in gran parte della popolazione.
"Mai come in questo momento la scelta di adottare politiche migratorie in grado di alleviare le sofferenze diventa necessaria - dunque -. Mai come in questo momento tali politiche devono essere il frutto di scelte condivise fra i governi di tutto il mondo in un quadro di cooperazione internazionale". Per la Cgil le priorità sono contenute nella piattaforma elaborata all’interno del festival di Sabir, frutto di un confronto con 17 reti europee e delle due sponde del Mediterraneo. L’obiettivo è quello di stimolare il Parlamento europeo ad adottare misure concrete in tema di politiche migratorie fondate sui principi di integrazione e solidarietà.
Massafra riassume quindi le priorità del sindacato. "Un sistema di ingresso e di rilascio dei visti che superi l’attuale barriera burocratica consolare e delle agenzie a cui sono appaltate le pratiche, spesso fonte di corruzione, ritardi e clientelismo. È necessario introdurre procedure accessibili sulle piattaforme digitali, aprendo canali di ingresso per chi cerca lavoro con debite garanzie". Serve poi una mobilità all’interno dell’Unione europea a scadenza, con accompagnamento per la ricerca del lavoro e l’inserimento, e con il collegamento a programmi di sostegno allo sviluppo sostenibile delle comunità di origine, per accompagnare anche la circolarità del flusso migratorio e dei percorsi di rientro.
Il riconoscimento della necessità e dell’utilità della regolarizzazione e la stabilizzazione per i migranti presenti negli Stati membri e coloro che hanno avuto esito negativo alla domanda di protezione umanitaria e di asilo. "Questa misura, che attualmente è responsabilità di ogni governo, deve diventare parte delle politiche comunitarie, per togliere queste persone (oggi stimate in oltre due milioni nel territorio della Ue) da una situazione di irregolarità che poi si trasforma in illegalità, lavoro nero, lavoro schiavo, caporalato, tratta umana. Tutti uomini e donne che vanno inquadrati dentro un contesto di legalità e di rispetto dei diritti umani, perché queste persone, già nelle nostre comunità, contribuiscono alla fiscalità, all’economia, ai servizi, rafforzando la coesione sociale e la legalità".
Il sindacalista quindi conclude: "Serve la revisione del regolamento di Dublino per consentire ai richiedenti asilo di ricongiungersi con famigliari e comunità di appartenenza, e non di dover permanere nel paese di prima identificazione. Come pure porre l’obbligatorietà tra Stati membri della ripartizione dei richiedenti asilo e rifugiati, la fine della politica dell’esternalizzazione delle frontiere, della detenzione dei migranti, della condizionalità dei rimpatri per i fondi di cooperazione".