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Nel 1975 Nella Marcellino viene eletta segretaria generale della Filtea, il sindacato dei tessili, sostituendo Sergio Garavini. Dirigerà il sindacato fino al 1986 condividendo fino al 1981 la carica con Ettore Masucci. “Qualcuno mi chiese se non fossi preoccupata, ma io, con non poca presunzione, risposi 'Dovrebbe essere Ettore Masucci a preoccuparsi!'”, racconterà anni dopo. Negli anni della sua segreteria storica sarà, il 19 febbraio 1982, la manifestazione che porterà a Roma quasi 100.000 persone, nella maggioranza donne, in un inedito contesto di gruppi folkloristici e bande musicali, ragazze in costume, palloncini, fiori, striscioni colorati.
“Fu la prima manifestazione che usciva dai rituali tradizionali ed esprimeva fantasia, allegria, musica, fiori, colori. Il logo ‘I love Fulta’ comunicava tutta la tensione unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori del Tac (tessile, abbigliamento, calzature N.d.R.), ma la manifestazione fu ricordata anche come ‘la manifestazione delle mimose’, il cui colore si abbinava benissimo al rosso delle bandiere”, racconterà la stessa Nella.
"Ritorna la spinta operaia", titolerà l’Unità. “Sembrava l’8 marzo - scriverà il quotidiano comunista - Per qualche ora ieri Roma ha avuto l’impressione che il calendario fosse impazzito e avesse guadagnato in poche ore alcune settimane. Tre cortei straordinari hanno attraversato la città e sono confluiti a piazza San Giovanni. Centomila? Anche di più. Lavoratrici, ma anche lavoratori, tessili sono venuti da ogni parte d’Italia per dare la risposta più ferma e la più forte da molti mesi a questa parte all’intransigenza e allo spirito di rivincita del padronato. C’è un dato politico di valore generale nella riuscita dello sciopero e nel carattere straordinario - e non ci riferiamo solo ai numeri ma anche al tipo di corteo - della manifestazione di ieri. Passano gli anni, ci si avvicina sempre più al collo della bottiglia, al momento in cui la crisi - anche politica, anche morale - sembra aver raggiunto il suo apice ed ecco ripresentarsi i protagonisti possibili della storia italiana recente: la classe operaia e le donne. Nessuna enfasi. Si tratta di una constatazione”.
“Una manifestazione così grande di donne a Roma - dirà Luciano Lama iniziando il suo intervento in piazza - io non l’avevo mai vista”. “Alla testa del corteo - prosegue il racconto de l’Unità - festeggiati, applauditi, coperti di fiori e adeguatamente 'coccardati' i segretari generali della Fulta Nella Marcellino, Rino Caviglioli e Renato Ferrari, fianco a fianco a Luciano Lama, Pierre Carniti, Agostino Marianetti, Cesare Delpiano, oltre ai dirigenti delle altre categorie (tra i quali Borghesi e Bentivogli per la Flm). Luciano Lama, parlando alla tribuna, ha esaltato 'il carattere unitario, il clima sereno' di questa manifestazione, che ha avuto le caratteristiche 'che sempre di più dovranno avere tutte le nostre iniziative'. Non c’è un’aria cupa, in questa piazza, non c’è dramma, anche se drammi personali e collettivi sono certamente presenti in molti minacciati di licenziamento e posti da tempo in cassa integrazione. C’è oggi il segno di una grande categoria che sa far valere i propri diritti con forza e insieme con grazia”.
Sul palco, accanto ai microfoni, rimarranno le copie delle decine di messaggi pervenuti alla manifestazione: quello di Nilde Iotti, quelli di tanti sindaci, di dirigenti di altre categorie, dei partiti democratici, quello inviato da Enrico Berlinguer. “Il Pci - si legge nel messaggio - saluta nella vostra manifestazione il segno chiaro della ferma determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori tessili italiani di far pesare le loro aspirazioni e i loro interessi nello sviluppo della vita economica e sociale del Paese. La vostra lotta non esprime soltanto - come avete dimostrato con questa massiccia presenza a Roma - la volontà di protestare per le troppe ingiustizie che ancora permangono nella società italiana e, ancor di più, in un settore a prevalente occupazione femminile. La vostra manifestazione dà soprattutto la prova della capacità di indicare le vie d’uscita dalla crisi nel segno del progresso e del rinnovamento. Questa manifestazione è appunto la testimonianza che la classe operaia, di cui voi siete parte importante, crede nella possibilità di questo cambiamento e per esso è decisa e pronta a lottare. Vi giunga quindi il saluto fraterno e la piena adesione del Pci”.
“La memoria - diceva Nella Marcellino - è forse la cosa più importante che noi abbiamo. Guai a noi se vivessimo senza ricordare le vicende della nostra vita, le vicende del contesto che ha attorniato la nostra vita, gli avvenimenti politici e sociali che vi sono stati. E guai a rifuggire dalla memoria e a cancellare dalla memoria non solo i momenti buoni, che in genere non si cancellano, ma anche i momenti meno buoni. La mia idea è che la memoria deve essere complessiva e deve riguardare sia le gioie, le cose buone, sia i periodi nei quali abbiamo sofferto di più (…). Il fascismo, la guerra, la Repubblica di Salò devono essere ricordati non solo per noi. Devono essere ricordati per le generazioni future. Guai a noi se dimenticassimo il passato e non lo raccontassimo perché troveremmo sempre qualcuno che vuol mistificare le cose reali per poter magari ricominciare anche oggi quanto fatto prima”.
La storia è importante perché ci aiuta a comprendere il passato, monito per il presente. Ma è anche un mezzo, uno strumento, per sentirsi meno soli. Il senso di appartenenza, gli ideali comuni, il racconto delle nostre storie, delle nostre manifestazioni, delle nostre vittorie ma anche delle sconfitte, il ricordo dei nostri martiri e dei nostri eroi ci danno la sensazione di appartenere ad una grande famiglia. Con la consapevolezza, diceva Giuseppe Di Vittorio, di servire una causa grande, una causa giusta.