L’associazione Comitato 3 ottobre è stata fra i promotori della riapertura dopo il lockdown del Museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo a Lampedusa. Un luogo che custodisce oggetti e testimonianze di dolorose esperienze di immigrazione verso l’Italia e di italiani emigranti nel passato, per fare comprendere le similitudini e ricordare cosa vuol dire scappare per cercare una vita migliore.
Ai confini orientali dell’Unione Europea, nell’Egeo settentrionale, a Lesbo, un altro museo è dedicato alla memoria delle persone di origine greca rientrate da profughi nel Paese in seguito alla catastrofe dell’Asia minore del 1922. Qui si è recata in visita, lo scorso mese di agosto, la presidente della Repubblica ellenica Katerina Sakellaropoulou che ha ricordato come anche all’arrivo dei profughi di origine greca vi fossero state reazioni e difficoltà con la popolazione locale, ma che alla fine “le persone sono state accolte, hanno costruito qui le loro case, si sono guadagnate da vivere, e hanno messo su famiglia e così si è creata la ricchezza della tradizione culturale e produttiva dell’isola”.
Oggi la situazione ha diverse caratteristiche e intensità. Lora Pappa, insignita del premio Nord Sud del Consiglio d’Europa è la presidente dell’organizzazione non governativa greca METAdrasi, da dieci anni operativa a Lesbo. La sua testimonianza conferma che purtroppo la condizione dei profughi scampati al recente incendio del campo di Moria resta precaria e per ridare una prospettiva di futuro rimangono necessarie le azioni di accompagnamento per la ricollocazione e l’integrazione soprattutto dei soggetti più vulnerabili.