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Esclusivo, selettivo, per esservi ammessi bisogna avere curricula e referenze straordinarie. È il "club delle prime donne" aperto in Italia un bel po' di anni fa - la prima ammessa potrebbe essere stata la partigiana Elena Fischli Dreher, prima donna in Italia a ricoprire un incarico pubblico come assessore all'Assistenza e Beneficenza a Milano, dopo la Liberazione - e per ora non se ne parla proprio di riuscire a farlo chiudere.
Nell'arco breve di 24 ore i nomi di due donne italiane hanno occupato media, social e conversazioni perché sono state indicate a capo di due agenzie importantissime e fino ad oggi guidate esclusivamente da maschi. Sono Alessandra Galloni, giornalista, prima donna a dirigere l'agenzia di stampa internazionale Reuters, e Maria Chiara Carrozza che ieri è stata nominata da un'altra donna, la ministra Messa, alla guida del Cnr, prima donna nella storia del Consiglio nazionale delle Ricerche.
Insieme a Susanna Camusso, prima donna alla guida della più grande organizzazione di rappresentanza italiana, la Cgil, a Samantha Cristoforetti, prima astronauta italiana dell'Esa, ad Antonella Polimeni, prima Rettrice de La Sapienza, e a Clara Munarini prima arbitra a dirigere una partita del massimo campionato italiano maschile di rugby sabato scorso, e insieme a una manciata di altre donne supercompetenti e toste, Carrozza e Galloni sono entrate nel "club delle prime donne" che nulla ha a che vedere con vanità e prestigio ma che indica solo le prime fratture vere nel soffitto di cristallo- un muro di cemento armato in realtà-, che impedisce alle donne italiane e non di raggiungere posizioni di vertice.
Due curricula strabilianti, quelli di Galloni e Messa, ma quante donne con competenze a capacità analoghe non hanno potuto raggiungere simili traguardi perché donne? In molti, maschi per lo più ma non solo, lamentano il gran parlare di femminismo, quote, meritocrazia e battaglie per la parità di opportunità. Temi di cui si parla molto, e serve parlarne e farne parlare. Perché è solo denunciando e battendosi contro le discriminazioni di genere che potremo sperare di chiudere presto quel club così esclusivo e smetterla con lo stupirci se anche una donna raggiunge un ruolo di vertice e potere.