Il Silp Cgil valuta duramente il piano del governo che incrementa i Centri di permanenza per i rimpatri dei migranti e il tempo di trattenimento, affermando che 18 mesi sono i presupposti per "una bomba sociale". Per il segretario generale del sindacato delle forze di polizia, Pietro Colapietro, il provvedimento rischia di essere "inefficace rispetto agli obiettivi che il governo si è dato, ma soprattutto rischia di ingenerare nuove tensioni sociali e gravi problemi di ordine pubblico".
Colapietro ci spiega la realtà dei Cpr, strutture detentive che definisce anomale, un realtà drammatica per i migranti e che implica difficoltà di gestione e problemi di incolumità per i migranti stessi come per le forze di polizia che vi operano. Al momento i centri sono nove, ma con le nuove disposizioni ne sarà istituito uno per regione: "Quali uomini e quali mezzi avranno a disposizione, vista la carenza di organico che già oggi interessa le principali città italiane?", si chiede Colapietro.
Il segretario generale del Silp supporta con i numeri le sue preoccupazioni, spiegando che per gestire un Cpr che ospita 150-200 persone servono almeno 20 persone per turno, quindi un centinaio di operatori in tutto tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari, sguarnendo gli uffici sul territorio. Inoltre ci sono gli agenti che gestiscono le pratiche amministrative e i rimpatri, in "uffici immigrazione che sono al collasso". Impensabile quindi reperire tutto il personale necessario per dare esecuzione alle nuove norme del governo.
Colapietro parla di gestione securitaria e demagogica della sicurezza, portata a compimento con provvedimenti che, nella fase della loro messa a punto, non hanno nemmeno visto la consultazione da parte del governo delle forze dell'ordine e del sindacato, attori direttamente interessati che inoltre attendono da tempo nuove risorse per le assunzioni o per il rinnovo del contratto di lavoro e con importanti ritardi nel pagamento degli straordinari.
Foto di copertina: Marco Merlini