È durata circa tre ore la protesta di alcuni migranti del Cara di Bari-Palese per le condizioni di vita nel centro di accoglienza. A innescare i disordini la notizia della morte in ospedale di un uomo di origine straniera che da domenica era ricoverato in seguito a un tentativo di suicidio e che, secondo i migranti, non avrebbe ricevuto cure adeguate.

“La morte del migrante ospite del Cara di Bari – ha dichiarato il segretario generale della Cgil provinciale, Domenico Ficco – richiama le responsabilità dello Stato che in quei luoghi deve garantire la piena tutela della persona. Al di là delle dinamiche da accertare rispetto al decesso, la protesta degli ospiti del Centro ha trovato nel tragico evento la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso di un sistema di presa in carico dei migranti che non regge, per le condizioni logistiche estreme, nonostante gli sforzi di chi lavora all’interno del Cara e il dialogo e la collaborazione che come Cgil abbiamo incontrato nella Prefettura e dell’Amministrazione comunale”.

“Da settembre il Prefetto ha autorizzato all’interno del Centro un presidio settimanale della nostra organizzazione, che prova a prendere in carico bisogni e istanze degli ospiti. Il sistema di accoglienza si scontra con i ritardi nell’ottenimento di un documento di identità – anche a causa della scarsità del personale nelle Pubbliche amministrazioni e del sovraccarico di lavoro – che permetterebbe ad esempio ai migranti di accedere direttamente a una struttura sanitaria. Consapevoli che i presidi medici all’interno del Centro non sono in grado di garantire uno spettro completo di intervento emergenziale. C’è bisogno di più Stato, di un sistema di accoglienza dignitoso, diffuso, che eviti la ghettizzazione”.

“È uno degli aspetti che reclama la presenza di una risposta pubblica, dalla sanità all’istruzione fino alle politiche di integrazione e inclusione – ha detto Domenico Ficco –. Altrimenti a pagare saranno queste persone, e nel tritacarne finiscono anche lavoratori e lavoratrici che in condizioni di estrema difficoltà operano nel sistema attuale di accoglienza. Comprendiamo la protesta degli ospiti, chiediamo che il Governo assuma iniziative urgenti per garantire in questo luoghi condizioni di vita dignitose, e manifestiamo cordoglio e vicinanza per un giovane che in Europa magari sperava di trovare condizioni di vita migliori di quelle che aveva lasciato”.

“Anche in questa emergenza stiamo dialogando con ospiti, gestore e istituzioni – prassi consolidata del nostro agire – per evitare che rivendicazioni legittime possano trasformarsi in problemi di ordine pubblico con buona pace di chi criminalizza la condizione stessa di migrante, come sta provando a fare il Governo con il ddl Sicurezza per bieca propaganda politica”.