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Sono bastati solo quattro mesi per far scomparire l'Afghanistan dall'agenda politica italiana ed europea. Nell’agosto scorso le immagini delle migliaia di persone ammassate all’aeroporto di Kabul nella speranza di poter lasciare il Paese hanno fatto il giro del mondo, monopolizzando l'informazione e scuotendo l’opinione pubblica. Dopo poche settimane, il dramma afghano è scomparso del tutto dal dibattito pubblico e dalle prime pagine dei giornali. Eppure, le donne, gli uomini e i bambini in quel Paese stanno vivendo una gravissima crisi umanitaria. Continuano a subire respingimenti illegittimi lungo le frontiere europee. Sono accolti in Europa in centri e strutture non sempre in grado di offrire un’accoglienza dignitosa e in linea con gli standard minimi europei.
Per questo, in occasione della Giornata internazionale per i diritti umani del 10 dicembre, la campagna “Io accolgo” ha lanciato un'iniziativa nazionale dal titolo “Dove sono finit@ le afghane e gli afghani?”. In realtà, le domande che la rete pone alle istituzioni sono molte di più: cosa sta succedendo oggi alle migliaia di persone rimaste intrappolate in Afghanistan? Quali possibilità hanno di mettersi in salvo da gravissime violazioni dei diritti umani? Cosa sta facendo l’Europa alle proprie frontiere per garantire l’accesso al diritto di asilo? E dove sono finite le donne, gli uomini e i bambini afghani accolti in Italia?
La crisi afghana, in effetti, è emblematica di quanto sta succedendo lungo tutte le frontiere europee: a Calais, lungo la rotta Balcanica, nel Mar Mediterraneo come sulla frontiera tra Polonia e Bielorussia. L'obiettivo è quindi quello di “proporre ai comuni e alle regioni di approvare un ordine del giorno di sostegno alla promozione di una cultura dell’accoglienza e di attivarsi con iniziative pubbliche sul territorio per sollecitare un cambio di rotta delle politiche nazionali ed europee”.
Per i promotori è infatti indispensabile fare pressione sull'Europa e sul governo italiano, a partire dal documento “Per un nuovo Patto Europeo per i diritti e l’accoglienza” che, aggiornato, rilancia 10 proposte per garantire l’accesso effettivo al diritto di chiedere asilo, porre fine alle politiche di esternalizzazione e di chiusura delle frontiere europee, fermare le stragi nel Mediterraneo e lungo i confini terrestri. Ma anche favorire ingressi legali in Europa, riformare il sistema europeo di asilo (il famigerato Regolamento di Dublino, ndr) e il sistema di accoglienza europeo. “Io accolgo” chiede poi al governo italiano di consentire il rilascio dei visti di ingresso per motivi umanitari presso le ambasciate dei paesi limitrofi all’Afghanistan e di accelerare e semplificare i ricongiungimenti familiari.
“Ad agosto chiedemmo alle istituzioni di monitorare la situazione dei profughi nei mesi a venire. Perché prevedevamo, come poi è successo, che l'attenzione del mondo sarebbe scemata - afferma Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil -. Il dramma di quel popolo invece è rimasto. È ancora in atto una crisi umanitaria che va affrontata in maniera decisa. Il tema dell'accoglienza va infatti inquadrato nelle evidenti responsabilità di chi ha determinato questa situazione nel corso dei decenni passati, e non solo in Afghanistan. Perché le crisi sono molte, lungo le frontiere di quella che purtroppo è ancora la 'fortezza Europa', e sono sempre figlie di scelte politiche e atteggiamenti sbagliati dell'intera comunità internazionale. Quello che sta accadendo al confine tra Polonia e Bielorussia mostra con evidenza gli effetti di questa emergenza umanitaria estesa e infinita”.
“Il tema dell'esodo dei profughi, insomma, continua a crescere. Come d'altronde accade in tutti i Paesi da cui le persone fuggono per disperazione - continua Massafra -. Non fa differenza se questa disperazione sia frutto di una crisi economia o di una guerra. L'accoglienza va messa in atto senza fare distinzioni". "Le proposte del documento 'Per un nuovo Patto Europeo per i diritti e l’accoglienza' - conclude il dirigente sindacale - vanno in questa direzione. Perché il problema dei flussi migratori verso il nostro continente resta sempre lo stesso, e riguarda tutti coloro che si trovano in fuga da luoghi che non assicurano diritti, sicurezza e libertà. Costruire politiche europee significa adottare scelte strutturali e durature. È un dovere”.