Donne, lavoro, infortuni e molestie? Il mix è servito: 203 mila lavoratrici dipendenti nel settore privato, il 44% del totale, più della metà part time, stipendi più bassi degli uomini di circa 7 mila euro, pensioni che nel 68,8% dei casi non superano i 750 euro con il rischio di povertà dietro l’angolo ogni anno che passa. E infortuni che crescono del 15,2%. Intanto, le Marche si piazzano al quinto posto per molestie in contesti non lavorativi con una media del 7,2% contro il 6,4% del Paese. Come non bastasse, una volta anziane, sono quelle con patologie più diffuse, in particolare demenza e depressione, spesso costrette a rinunciare a cure mediche e esami per motivi economici”. 

È questo il quadro tracciato all’assemblea regionale di Cgil e Spi Cgil Marche in occasione dell’8 marzo, dal titolo “Il corpo delle donne tra violenza e disparità”, in programma al Ridotto delle Muse di Ancona.

I dati: nelle Marche una donna guadagna 7.207 euro lordi annui in meno di un uomo, il 29,9%

Si comincia dal lavoro: secondo i dati Inps 2024 rielaborati dall’Ires Cgil, nella regione, le lavoratrici dipendenti nel settore privato sono 203 mila e sono il 44% del totale, più della metà sono part time, 50,4%, solo una su tre ha un contratto a tempo indeterminato, pari al 34,2%. Significative le differenze retributive tra uomini e donne: lo stipendio medio annuo degli uomini è di 24.125 euro, quello delle donne 16.918 e cioè meno 7.207 euro lordi, il 29,9%. I settori dove si contano in misura maggiore le donne sono l’assistenza sociale e sanitaria, l’istruzione, i servizi per la persona, alberghi e ristorazione, agenzie di viaggio, abbigliamento e calzatura.

“I dati evidenziano chiaramente – dichiara Eleonora Fontana, segretaria regionale Cgil Marche – che non si riesce ad attuare quella integrazione delle questioni di genere nelle politiche del lavoro. Alla Regione chiediamo che il piano per l’occupazione superi la logica degli incentivi a pioggia, utile solo a ridurre il costo del lavoro per le imprese. Bisognerebbe investire di più per incrementare i servizi a supporto della genitorialità e della non autosufficienza”.

Al dibattito ha partecipato anche la segretaria nazionale Maria Grazia Gabrielli.

Nelle Marche non va meglio per le pensioni 

Nella regione non va meglio per le pensioni: secondo i dati Inps 2024 rielaborati dall’Ires Cgil, l’importo medio mensile è di 956 euro lordi, nelle Marche 303 mila pensioni, circa il 56,5% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese. Gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 40,2% del totale, le donne sono il 68,8%. Vilma Bontempo, segretaria regionale Spi Cgil Marche: “Questi dati sulle pensioni dimostrano l’esposizione alla povertà del genere femminile”.

Più infortuni per le donne nel 2024

Il capitolo infortuni registra, nel quinquennio 2018-2022, secondo i dati Inail 2024, un aumento di denunce per la componente femminile con + 15,2%. Gli infortuni delle donne sono soprattutto quelli nel pubblico impiego, 51,1%, nell’industria e nei servizi con il 36,3% e in agricoltura con il 24,5%.

Marche, quinta regione per molestie sul lavoro

E poi ci sono le molestie e le violenze: secondo i dati Istat 2024, le Marche sono la quinta regione per molestie in contesti non lavorativi, con una media del 7,2% contro il 6,4% del Paese. Più della metà di queste violenze, avviene tramite l’uso di tecnologia, email, chat e social media.

Una questione a parte è quella relativa alla salute e ai servizi per le donne anziane: ad eccezione delle malattie croniche, le donne hanno peggiori condizioni per tutti gli altri indicatori di salute. Demenza e depressione sono le patologie più diffuse tra le donne over 85. Il divario di genere si amplifica per la rinuncia ad esami e cure mediche per motivi economici visto che riguarda il 7% delle donne contro il 4,9% degli uomini.

“Sappiamo che il lavoro rappresenta il fattore principale che può mettere al riparo le donne dalle varie forme di violenza – concludono Fontana e Bontempo –. Se il lavoro è al centro della vita di tutti, assume un ruolo ancora più centrale per le donne purché si tratti di lavoro tutelato, sicuro, dignitoso e stabile. Il lavoro buono garantisce l’autonomia economica, l’inclusione, l’emancipazione delle donne e pensioni dignitose. I referendum sul lavoro e la cittadinanza hanno l’obiettivo di modificare alcune norme in modo da ridurre quelle disparità che pesano sulla vita delle donne in tutto l’arco della vita”.