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La buona notizia è arrivata, i tecnici del ministero della Sanità hanno certificato che per quanto riguarda i Livelli essenziali di assistenza la Puglia ha raggiunto gli obbiettivi prefissati e quindi è fuori dal piano di rientro. Ora si potrà investire in sanità, si potrà assumere, si potrà tornare utilizzare risorse per migliorare i servizi ai cittadini e alle cittadine e rispondere così sempre meglio ai bisogni di salute. La comunicazione è ufficiale, a portarla in regione è stato il ministro Speranza in visita a Bari.
Notizia, ovviamente, salutata favorevolmente dalla Cgil Puglia che negli anni non ha fatto mancare all’amministrazione regionale confronto e sollecitazioni utili a rimettere i conti a posto. Dice Pino Gesmundo, segretario generale della confederazione pugliese: “Abbiamo attraversato anni difficili a causa di scelte disastrose che vengono da lontano, un piano di rientro lacrime e sangue da 450 milioni di euro, la chiusura di molti ospedali, l’impossibilità a far fronte al naturale turn over del personale sanitario”. Piano lacrime e sangue pagato prima di tutto dai cittadini e dalle cittadine, ma anche dagli operatori sanitari tutti che hanno lavorato in condizioni difficili, sottodimensionati rispetto alle reali esigenze dei servizi a cui dover far fronte.
“Ora - prosegue Gesmundo - si potrà finalmente procedere alle assunzioni di nuovo personale per colmare le lacune degli organici, così come finalmente sarà consentito investire nella sanità territoriale e affrontato il non più rinviabile tema delle liste d’attesa per gli esami specialistici”. Precise e puntuali le proposte della Cgil sul che fare. Dice ancora il dirigente sindacale: “Il territorio va rafforzato a partire dall’assistenza domiciliare, serve un modello di assistenza - lo abbiamo scritto nella nostra piattaforma programmatica presentata lo scorso 3 settembre – che permetta di scegliere la propria abitazione quale luogo di vita, di cura, di invecchiamento, che guardi al co-housing, al sostegno e accudimento giornaliero di chi presta le cure e di chi le riceve. Serve investire massicciamente sulla prevenzione, la cura dell’acuzie, i percorsi della cronicità e della non autosufficienza. Serve anche, lo diciamo da tempo, una diversa ripartizione delle risorse del Fondo sanitario, che va implementato ma che oggi premia le regioni del Nord. La recente crisi sanitaria ha evidenziato l’importanza di un sistema sanitario pubblico solido e territorialmente diffuso”.
La fuoriuscita dal Piano di rientro - conclude Gesmundo - deve aprire una nuova stagione affinché un diritto costituzionale qual è quello della tutela della salute sia garantito pienamente per tutti i cittadini pugliesi, aumentando qualità e quantità delle prestazioni. Non trascurando infine il valore e la ricaduta anche sul piano occupazionale che rappresenta tale provvedimento, in una regione affamata di lavoro”.