Dopo oltre vent’anni l’Inail ha riconosciuto la rendita ai superstiti, comprensiva degli arretrati, a una donna rimasta vedova dopo la morte del marito causata dall’esposizione all’amianto. Grazie all’azione legale promossa dal patronato Inca Cgil, cui la signora si è rivolta, una sentenza del Tribunale di Lucca ha stabilito che l’Inail dovrà versare alla donna circa 300mila euro, oltre al pagamento dell’assegno funerario.

“L’elemento di forte novità che contiene questa vicenda – ha spiegato ai microfoni di Collettiva Paola Rossi dell’Inca nazionale – è nella tempistica. I giudici infatti hanno respinto la richiesta dell’Istituto che ha eccepito la prescrizione dei termini e, nonostante il caso risalga al 1999, la sentenza ha stabilito che la prescrizione è iniziata a decorrere dal 2017, anno nel quale la vedova si è rivolta all’Inca”.

La vicenda

Il patronato della Cgil di Pietrasanta, con il supporto del medico convenzionato, segnala all’Inail la malattia professionale e contestualmente avanza la richiesta di rendita ai superstiti, con decorrenza dalla morte del coniuge. L’Inail, tuttavia, rigetta la domanda eccependo la prescrizione, i cui termini di decorrenza, secondo l’Istituto, sarebbero dovuti risalire al momento del decesso.

Di risposta l’Inca, con il supporto dell’avvocato Carla Genovali, decide di andare avanti promuovendo il contenzioso giudiziario nei confronti dell’Inail, con la convinzione che invece il “dies a quo” da considerare per la prescrizione fosse il 2017, momento in cui la vedova era venuta a conoscenza della possibilità del nesso tra la malattia del coniuge e la mansione svolta nei luoghi di lavoro.

Con questa pronuncia, il giudice, dunque, ha confermato quanto sostenuto dai legali dell’Inca e ha accolto in toto la richiesta avanzata dai legali, condannando l’Inail a riconoscere la rendita ai superstiti con decorrenza dalla data del decesso del coniuge, giugno 1999.