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“Il 3 ottobre di dieci anni fa avveniva la più grande strage nelle coste italiane del Mediterraneo: 368 migranti annegarono davanti alle coste di Lampedusa. Da quel giorno, nei nostri mari, abbiamo pianto oltre 27 mila morti, come quelli del naufragio di Cutro, e oggi continuiamo con ostinazione a perseguire politiche che hanno già dimostrato tutta la loro inefficacia, anzi pericolosità. Politiche che non garantiscono il pieno rispetto dei diritti umani, sanciti dalla nostra Carta Costituzionale”. Sono le parole della segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, affidate e un comunicato nel quale si ricorda la strage di Lampedusa e si analizza l’operato del governo.
Vai al longform: 3 ottobre, la strage
di Simona Ciaramitaro
“Con le ultime ‘strette sui migranti’ dell’esecutivo Meloni – prosegue - si delinea definitivamente una forma di militarizzazione delle politiche migratorie che richiama linguaggi e procedure di natura esclusivamente securitaria e non di carattere umanitario e solidaristico. Ne sono un esempio i centri per la permanenza e il rimpatrio: luoghi di privazione delle libertà per i richiedenti asilo dai quali potranno uscire, anticipatamente, pagando una somma di circa 5mila euro, una misura ignobile e vergognosa”.
Gabrielli constata come si stia assistendo a una deriva antidemocratica: “Una società che vuole davvero garantire il riconoscimento dei diritti a chi fugge da guerre, persecuzioni, miseria, devastazioni ambientali deve fondarsi sui principi della solidarietà e dell’accoglienza, dell’uguaglianza e della partecipazione. Questi ultimi principi costituzionali rappresentano il livello di coesione di un Paese che può realizzarsi pienamente solo attraverso una compiuta integrazione sociale delle persone immigrate”.
La segretaria confederale indica quanto la Cgil ritiene operativamente indispensabile, iniziando dal “superamento della legislazione finora adottata, a partire dalla legge Bossi-Fini”. E’ quindi necessario “garantire adeguati e strutturali canali di accesso legali; investire nel sistema di accoglienza e su un processo di regolarizzazione così da permettere anche a chi è già presente nel Paese di poter avviare una procedura di emersione stabile. Tre linee operative che però non possono prescindere da una nuova governance europea. Un assunto che i sindacati italiani hanno condiviso con quelli europei FO, CGT, CFDT, DGB rispetto alla gestione dei fenomeni migratori”.
“Crediamo che gli articoli 2, 3 e 10 della Costituzione ci indichino “la Via Maestra” per una società che sia davvero accogliente – conclude Gabrielli -. Anche per questo saremo in piazza sabato prossimo, 7 ottobre, per difendere la Costituzione e per costruire una società accogliente e plurale”.
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